25 NOVEMBRE 2021
Solo una siepe separava le due villette, entrambe avevano un piccolo giardino, uguale di perimetro ma molto diverso nella vegetazione. Uno era curato con una cura maniacale, non c’era una foglia fuori posto e anche i fiori seguivano un disegno geometrico. L’altro era un tripudio di colori, di piante e di anarchia come spazio e linee. Nel cortile perfetto la giovane signora prendeva il sole come fosse al mare, dall’altra parte imperversavano bambini scatenati, giochi e tanta allegria. Ma quella perfezione nascondeva altro. La bella ragazza fu sorpresa, più di una volta, con gli occhi rossi e qualche segno sospetto, malcelato da un trucco pesante e dai modi ben misurati.
Lei non sapeva chi fosse la sua vicina, non conosceva che lavoro avesse fatto, non percepiva con la stessa acutezza la capacità intuitiva di chi le abitava accanto. Quella che lei, amabilmente salutava con un certo timore, sapeva cogliere ogni sfumatura, ogni segno di ansia. Sapeva bene, la non più giovane vicina, cosa si celasse in quelle pupille ansiose, in quel tremore che scattava a ogni vibrazione dello smartphone, anche quel giardino, così perfetto, comunicava tanto.
Chi è abituata a trattare la violenza sulle donne, riconosce certi sintomi, sa cogliere i segni del disagio, sa quando scatta il momento di aiutare.
La mattina che i singhiozzi incontrollati della giovane vicina superarono la siepe lei, la non più giovane, superò il suo riserbo e si accostò alla siepe:
“Ciao bella ragazza, cos’è chi ti fa piangere in una giornata così bella? Il sole alto, l’estate o questo bellissimo giardino che curi con tanto impegno?”
La serietà del suo volto si addolcì, tirò fuori un fazzolettino di carta e si asciugò gli occhi. Era una pena guardarla, la sua espressione non aveva niente che esprimesse serenità, era palesemente spaventata, poi la sua paura dilagò. Saranno state quelle mani tese oltre la siepe, quella carezza lieve che le sfiorò la guancia, o forse la parole che l’altra disse?
Parlò piano scandendo le parole: –
“Sono qui, a un passo da te e se hai bisogno d’aiuto so come dartelo, so come indirizzarti e conosco ogni singola struttura che ti può ospitare. Sei giovane e non devi sopportare niente e nessuno che ti fa paura e che ti fa piangere. Chiamami se ti servo, sono qui, a un passo da te, oltre questa siepe.”
Una ennesima storia di violenza domestica dove, quasi sempre, ci si trova sole a vincere paure e indifferenza.
Chi può aiuti, si metta a disposizione di chi subisce, non ci chiudiamo nell’indifferenza.
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