La storia, anzi l’episodio che sto per narrarvi si svolgeva all’epoca – si!, proprio di epoca si tratta- in cui sui mezzi pubblici cittadini imperava una figura tutta particolare, oggi almeno in parte impensabile.
Parlo del bigliettaio la cui postazione presidiava il passaggio obbligato dalla piattaforma posteriore alla zona anteriore del mezzo, l’unica dalla quale, almeno in teoria, era consentita l’uscita. Il nostro personaggio assolveva a diverse funzioni, delle quali alcune amministrative, quali l’incasso dei biglietti o il controllo degli abbonamenti, altre direi di “animazione”.
Egli infatti invitava costantemente la folla che tendeva a sostare in piattaforma ad andare avanti per far posto a coloro che dovevano salire. Mitica una frase tipica del suo repertorio: “Avanti Signori, avanti! Avanti c’è posto…” Era una sorta di mantra – spesso distante dalla realtà della situazione, dato l’affollamento pressoché cronico – che accompagnava quasi tutto il tragitto.
Fortunatamente a mo’ di variante s’inserivano di tanto in tanto coloriti interventi a commento di qualche episodio accaduto sul mezzo, o di qualche eclatante fatto di cronaca o, imperdibili, quelli del lunedì mattina riferiti ai risultati calcistici del giorno prima destinati ad essere ripresi nei giorni successivi a causa dell’improvvido sopraggiungere della fermata che “costringeva” gli interlocutori a scendere. La fastidiosa presenza di questa figura è stata fortunatamente sostituita nel tempo dal discreto, incolore, scialbo, anonimo,inanimato presidio della obliteratrice.
Tutto quello che ho detto non c’entra però affatto con l’episodio che voglio esporre se non per la circostanza che contribuisce a colorare la situazione in cui l’episodio è maturato.
Un giorno in cui il filobus era eccezionalmente non affollato, anzi vi erano posti liberi a sedere, ad una fermata sale dalla porta anteriore, cosa assolutamente vietata, una donna con una borsa colma di spesa e con un bambino per mano. Entrambi vanno ad occupare due sedili liberi vicini all’autista, difronte a quello occupato da me.
Circostanza abbastanza rara all’epoca, era presente sul mezzo un controllore che naturalmente contesta subito alla passeggera l’infrazione cui si aggiunge per sovrappiù la constatazione della mancanza dei biglietti.
Arriva inflessibilmente la contravvenzione, nonostante gli imploranti atti di contrizione di rito.
Sceso il controllore dal filobus, il bambino candidamente si rivolge all’autista: “ Pa’ , stavorta c’hanno fregato”…
Correva l’epoca….
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