Specchietto retrovisore, guardo e poi parto, accelerando volutamente. Mi fiondo all’uscita, foglie secche Ai lati della strada, anziani in tuta a passo sostenuto. Invidio quella libertà a intermittenza, raggiunta per limiti di età che fa camminare dentro bianche scarpe da tennis e appoggiate sulle spalle felpe sgualcite, insieme a compagni dai capelli sale e pepe. Hanno occhi liquidi dietro le lenti di occhiali a colori, ridono fra loro e a braccetto si accompagnano in questo scorcio rosseggiante d’autunno.Senza accendere lo stereo, canto e canto a voce alta, stonando un po’, ma chi mi sente? Non corro più come a vent’anni e poi correre perché? O per chi?e allora canto quelle canzoni che ricordo. Mi parlavano anche di me e di quello che volevo. “E noi qui distesi a far l’amore, in questo mare di cicale, questo amore piccolo così ma tanto grande che mi sembra di volare e più ci penso più non so aspettare…”.E non è più il tempo di aspettare, perché tutto accade davanti a noi e come un lungo tappeto si srotolano i fatti, arrivano gli eventi. Ancora in un romantico autunno con le foglie croccanti sotto il tergicristallo.
Autunno
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