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C’è chi dice no

Vedo oggi la notizia, su “Tecnica della scuola”, di una traduzione americana del capolavoro di Alessandro Manzoni, a cura di Michael Moore:
“Moore ha già fatto conoscere ai lettori degli Stati Uniti libri di Calvino, Moravia e Primo Levi ma anche Erri De Luca, Sandro Veronesi e Nicola Gardini. […] Moore promette di dare a un classico della letteratura italiana il posto che merita accanto ad altri grandi romanzi internazionali dell’Ottocento”.

Non è nuovo, ma anche di questi giorni, in Italia, il dibattito su “I promessi sposi” del Manzoni.
Toglierlo dai programmi scolastici o no?
E’ vero che a tutti noi un po’ veniva da dormire quando, in seconda superiore, ci leggevano di “Quel ramo del lago di Como…”.
Che il periodare dello scritto è lungo e complesso, e comunque lo capivamo e lo si capisce.
Ma è anche vero che ci leggevano una storia, più o meno dall’inizio alla fine, che aveva una capo e una coda.
Che Renzo e Lucia, Agnese, don Abbondio, padre Cristoforo, don Rodrigo, l’innominato e Gertrude erano quasi dei compagni di classe, che oggi ricordiamo con affetto e riconoscenza.
Che i monatti e gli untori un po’ci facevano ribrezzo e un po’ ci facevano ridere, scherzando tra noi a chi scoppiava prima i bubboni.
Che l’amore, l’amicizia e il rispetto riecheggiavano tra le trappole dei bravi, uomini al soldo di potenti senza scrupoli, a ricordarci cosa è importante e cosa non lo è.
Qualcuno, però, sostiene oggi che il romanzo faccia credere ai giovani che l’agire umano, cosciente e razionale, nella storia, non conti, essendo nelle pagine sostituito dalla Provvidenza. Motivo per cui è meglio toglierlo di torno…
Ma i capitoli, uno dopo l’altro, sono invece sostenuti dalle scelte consapevoli di ogni personaggio di fronte alla storia, proprio quella come modernamente noi la concepiamo, che ci parla non di eroi ma di persone, le più umili, le più povere, le più aggredite da un sistema mancante di valori come la giustizia e l’uguaglianza.
Inoltre l’autore ci racconta la carestia, la povertà, la fame, la guerra, l’epidemia con un’ironia sottile, che interroga continuamente il lettore circa la sua responsabilità di fronte agli eventi e agli altri.
Ma cosa c’è di più attuale, di più universale, di più vivo?
Sì, Lucia prega di fronte a governatori e signorotti senza scrupoli, omertosi, privi di pietà e onorabilità.
Renzo si affida a Lucia, dopo aver ingenuamente creduto di poter essere difeso dal più disonesto degli avvocati, che lo voleva colpevole anziché vittima. Che lo porta a rischiare la vendetta privata, per lui per fortuna ancora solo pensata e mai attuata.
Ma non ci può essere l’intervento della Provvidenza senza consapevolezza.
Lucia aderisce volontariamente e lucidamente alla fede che la protegge e la salva. La sua decisione è forte.
E Renzo ama Lucia, e le crede.
Ma anche Renzo cresce, tra i tumulti di Milano e la fuga nel Bergamasco: sa cosa vuole ottenere.
Ecco perché Gertrude è destinata ad una vita infelice, al contrario dei due protagonisti: non ha avuto la forza di rifiutare la monacazione, che non desidera, ma avrebbe potuto farlo.
Piango sempre, inoltre, quando rileggo il dialogo tra l’innominato e il Cardinale, che accoglie e non emargina.
Che non usa parole sentimentalmente e vacuamente cristiane, ma la solidità del verbo evangelico. Ha fiducia nell’innominato, e la Provvidenza diventa strumento di redenzione solo nel momento in cui viene compresa, digerita e sfruttata bene da un uomo che sino a quel momento ha compiuto solo misfatti.
Che si sia credenti o no, il messaggio del romanzo ci parla di responsabilità nei confronti della nostra e dell’altrui esistenza.
Ci racconta di chi lotta per la dignità personale, contro i soprusi, e non è affatto in balia degli aventi.
Se poi entriamo nel merito della lingua e della narratologia, non ci sono confini nelle pagine, per modi di dire, punti di vista e sequenze di ogni tipo: dagli interventi dell’autore ai pensieri dei personaggi, dal soliloquio al dialogo, dalla descrizione alla riflessione, dall’analessi alla prolessi.

Ma allora, davvero vogliamo eliminare una proposta letteraria di così enorme portata?
Sia lasciato spazio a molti altri testi, come già si fa, a scuola, ma non cancelliamo una lezione di vera civiltà.
Una più forte e potente sarà difficile trovarla.

Immagine dal web.

Pubblicato inGenerale

1 commento

  1. PierluigiDelPinto PierluigiDelPinto

    Non mi è capitato spesso di leggere una così appassionata e competente prolusione a favore dell’insegnamento del classico capolavoro del Manzoni.
    Davvero efficace e convincente.
    Complimenti!

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