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Matteo Caccia il presentatore di Paskal  (Radio Due, dal lunedì al venerdì, dalle 22,30 alle 23,30) parla delle sue esperienze nel raccontare storie. La redazione di Paskal ogni giorno sceglie una storia inviata da un ascoltatore e la legge durante la trasmissione, collegandosi con l’autore ed intervistandolo. In questa breve conferenza Matteo Caccia illustra il valore del raccogliere storie, farle conoscere e collegarle alle esperienze individuali di tutti gli ascoltatori, facendo tre esempi davvero memorabili.

David Isay il fondatore di Story Corps parla della sua straordinaria intuizione: offrire al pubblico un luogo, fornito di un microfono, nel quale le persone  possono intervistare una persona di loro conoscenza. Dopo l’esperimento fatto nella Central Station di New York in nove anni sono state realizzate 15 milioni di interviste. Gli audio registrati, inviati in copia al Congresso degli Stati Uniti, costituiscono un patrimonio di storie, esperienze e racconti personali unico al mondo.

 

Andrew Stanton, il regista di “Wall me” espone il suo punto di vista sul “raccontare le storie”. A suo parere “le storie affermano la nostra identità, ci danno la conferma che la nostra vita ha un significato e ci consentono di sperimentare le analogie e le connessioni con altre storie, reali o immaginarie.” In conclusione Stanton afferma che “il più bel comandamento della narrazione coinvolgere (make me care) emozionalmente, intellettualmente ed eticamente”.

Gabriele Romagnoli racconta storie.

In questo libro ne racconta 101, proprio di una pagina ciascuno, che stanno a un romanzo come uno spot a un film.

Sono storie “massimaliste”, brevi, ma intense con un finale a sorpresa che capovolge nell’ultima riga le aspettative del lettore

 

Raymond Quenau attraverso un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche, presenta i diversi generi letterari (dall’epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese), giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutando l’ordine delle lettere alfabetiche. Umberto Eco, nella prefazione, dichiara che per anni è stato tentato di tradurre questi racconti, perché erano ritenuti intraducibili, legati come sono al “genio” specifico della lingua francese. E infine la decisione: non si trattava di tradurre, ma di capire le regole del gioco che Queneau si era poste, e quindi giocare la stessa partita con un’altra lingua. Testo originale a fronte.

Akiro Kurosawa mette in scena un boscaiolo, un monaco e un passante che raccontano la storia di un bandito accusato di aver ucciso un samurai e di averne violentato la moglie. Ognuno di loro dà alla storia una versione diversa. Ognuno di loro si accusa del delitto, ma incolpa gli altri della vera responsabilità dell’accaduto.

Rashomon, un film del 1950 che ha fatto conoscere Kurosawa in Occidente.

Un film sull’inconoscibilità del reale ed insieme un atto di amore per la verità. Un capolavoro assoluto del cinema mondiale, tratta dai racconti di Akutagawa, Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia ed Oscar per il miglior film straniero.

 

Alina Marrazzi, nipote dell’editore Ulrico Hoepli, ricostruisce la sua infanzia, segnata dalla morte della madre, in questo documentario del 2002: “un’ora sola ti vorrei”.

Utilizzando i video amatoriali del nonno ed il diario segreto della madre, Liseli, costruisce una storia intensa e commovente che è un atto di amore verso la propria madre, da lei praticamente sconosciuta, ed un atto di accusa nei confronti delle strutture manicomiali e della psichiatria del tempo.

 

Agostino Ferrente e Giovanni Piperno raccontano quattro storie. La vita di quattro ragazzi napoletani, Adele, Enzo, Fabio, e Silvana, che sono attori non professionisti, in due fasi distinte: l’adolescenza, ambientata nel 1999 e il passaggio all’età adulta, raccontato nell’arco narrativo di un periodo che va dal 2012 al 2013. “Le cose belle” è un film che fotografa la situazione giovanile nel Mezzogiorno più di qualsiasi analisi sociologica.

 

Raffaele Tuzio is a photographer based in Rome. He started his activity in 1985 as documentary and street photographer. In 1990 he went to Rome where began his relationship with travel photography. During this period he travelled all over the world, especially in India and China, producing images for tour operator, and working as freelance for national magazines, also as editorialist. In 1998 he began a collaboration with “sentieri di nuove esperienze”, a tour operator specialized in cultural tourism. He directed a project to increase the company image and communication. In 2009 he decided to come back to documentary photography and he planned a long time work about the effects of globalization and economical development of India and China on the pre-industrial social and cultural life

 

 

http://www.raffaeletuzio.com

 

Damian Szifron racconta sei storie nel film Storie pazzesche ( Argentina, 2014), prodotto dai fratelli Almodovar.

Un viaggio in aereo, l’incontro con una persona del passato, una multa, un matrimonio, un viaggio in auto, una terribile esplosione: sei storie diverse accomunate da due temi, ossia la ricerca di vendetta e la violenza. Nessuno dei personaggi di questi racconti sembra sapere quale sia la strada da intraprendere per raggiungere la felicità ma tutti si impegnano a rendere la propria vita un inferno.

 

 

Roma è un film del 2018 scritto e diretto da Alfonso Cuaron vincitore del Leone d’Oro alla 75esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E di arte vera arte cinematografica si tratta. Girato in un lussuoso e favoloso bianco e nero, Roma racconta tutto attraverso fotografia, inquadrature, lunghi piani sequenza ed un sonoro da Oscar. Commuove e sorprende. Da vedere rigorosamente al cinema anche se Netflix, che lo ha prodotto, lo offre in streaming ai suoi abbonati.