Brillavano ancora alla luce del sole che inondava la cucina i suoi piccoli soldati Schiaccianoci appesi ai rami del suo albero di Natale.
Coloratissimi simboli di protesta, di protezione, di amore, pendenti , affiancati da un buffo microcosmo di renne, di pupazzi di neve, di babbo natale e di ballerine, tutti rigorosamente in legno.
Era il giorno che seguiva l’Epifania. Come sua consuetudine provvedeva a togliere le decorazioni natalizie dalla casa, sarebbe rimasto solo il Presepe ancora per qualche altra settimana.
Procedeva riponendo nei loro scatolini, meticolosamente, i piccoli oggetti, mentre la musica di sottofondo spandeva le note di Cortazar ” il Silenzio di Beethoven”.
L’albero si lasciava spogliare. Poco per volta perdeva la baldanza della festa, i colori dell’allegria, la bellezza del suo manto di luci e di colori.
Solo rami. Verdi e nudi.
Gli scatoloni tornavano ad essere culla di oggetti che si sarebbero affidati al sonno lungo un altro anno.
Improvviso un flash. Aveva spogliato la sua vita come stava facendo con quell’ albero. Aveva riposto i suoi vestiti dentro una valigia, solo un anno prima. Li aveva tolti con cura dall’armadio che fino a poco tempo prima avevano condiviso. Aveva portato via pochi effetti personali da quella casa che per tanto tempo, troppo, aveva letto fra le sue rughe, insoddisfazione, sofferenza, frustrazione.
Pareti che le ricordavano ,adesso, quei rami spogli di un abete natalizio, il giorno dopo l’ultima delle feste.
Mise il soldatino rimasto immobile e da solo su di un ramo dentro lo scatolo e lo richiuse. Sospirò. Guardò il suo albero completamente disadorno.
Conosceva quello stato d’ animo, la sensazione di essersi smarriti, la consapevolezza che la mano del destino avesse staccato le più belle palline dall’albero che era la sua vita.
– Non temere, amico mio, guarda me- gli disse – Mi sono sdradicata, ho rinunciato a tutto ciò che possedevo, eppure splendo libera dentro il sole di questa cucina.-
L’albero si era lasciato riporre con serenità nello scatolo che lo avrebbe contenuto in attesa di quei magici giorni che sarebbero tornati.
Sentí la carezza di quella donna e comprese di essere fortunato. Lei era sopravvissuta a se stessa.
Foto di Marina Neri
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