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Crepuscolo

Era il vento che spostava le foglie, e vibravano i lampioni.
L’imbrunire assicurava l’intimità, nel susseguirsi delle panchine occupate dagli amanti.
Camminava, avvolto da un soprabito sdrucito.
L’amore lo aveva un tempo ossessionato, inseguito, tradito, deluso, portato alla stelle…
Aveva amato sì, senza mai fermarsi…
Ma ora trovava i baci di quei ragazzi, uomini e donne, inopportuni.
Un senso di nausea all’idea di una vita tutta “da capo”, da cominciare di nuovo, permeata da grandi promesse impossibili da mantenere.
Era stupido innamorarsi, credere, costruire.
Si era assopito il desiderio del corpo, ma anche dell’anima.
Contava le fatiche, ed erano state molte più dei traguardi raggiunti, mai indolori.
La trasmigrazione del desiderio, dei sogni, da una generzione all’altra, non faceva che prolungare lo strazio di un’umanità destinata a ripetere le stesse cose, azioni, errori, per capire solo alla fine che non ne valeva la pena.
Camminava e non sentiva la fame della cena.
Nutrirsi, dormire, accoppiarsi… Tutto era deciso.
La vecchiaia aveva dalla propria parte la saggezza, la libertà di dire no, basta.
Una libertà purtroppo che arrivava tardi a togliere le catene.
Ciò che gli era sembrato libero arbitrio, in gioventù, aveva ora il sapore amaro della necessità.
Capiva di non aver scelto, di aver solo fatto quello che non poteva non fare.
La distinzione tra corpo e spirito era fasulla.
Gli uomini, diceva a se stesso, hanno inventato la “distrazione”, ossia l’innamoramento, la poesia, l’arte, il viaggio, e lo hanno chiamato “spirito”, per sopravvivere al potere tiranno del corpo, alle sue dure leggi.
Il crepuscolo, con i suoi meravigliosi colori e luci erano un miraggio, per rendere più dolce il buio spaventoso della notte. Ma gli amanti che lo guardavano erano convinti che esistesse per loro, giusto coronamento del folle amore che provavano in quell’istante.
Lui, invece, poteva finalmente ridere di tutto questo, perché aveva capito il trucco, l’inganno.

Sedette, fumando un sigaro, sull’unica panchina vuota.

Immagine dal web

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