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Crisalide

25 Novembre 2021

Studiai da ragazza la Divina Commedia.
Rimasi affascinata dall’Inferno e dai suoi gironi.
Mi chiesi sempre se quelle fiamme dilanianti ed eterne fossero solo il delirio di un visionario o lirica ispirata davvero, da una Forza Superiore nel poeta.
E mi crogiolai nell’amore impuro di Paolo e Francesca, mi dilaniai l’anima fra le membra cibo del Conte Ugolino, soffrì dell’impotenza sapiente di Ulisse, del tragico cammino del rassegnato Virgilio…
Fino a quando non vidi davvero l’Inferno.
Fino a quando non toccai la miseria “degli uomini nati a viver come bruti”.
Fino a quando, occhi di donna, grandi, immensi, non mi fecero scrutare nelle loro profondità.
E in quegli abissi scorsi Cerbero, scorsi Cariddi che divora e consuma, scorsi il padre del male, scorsi la notte più nera, scorsi il baratro senza scampo, privo di luce di speranza.
Un volto di donna in cui a splendere era solo lo sguardo.
Tutto il resto era tumefatto. Violaceo. Gonfio. Abbruttito.
Anche la voce, roca, senza più l’inflessione, amara ma viva, del pianto.
Quanti anni sono passati da allora? O forse è stato solo ieri?
Grandi occhiali neri. Mani strette sul grembo, forte a stritolare l’aria, a stritolare invisibili fantasmi presenti.
Seduta sul bordo della poltrona davanti alla mia scrivania. Quasi pronta a scappare da me, da se stessa, perennemente in fuga da un demone che prima di perseguitarla esternamente, le dominava lo spirito.
Non era venuta da sola. Era giovane. Fragile. Chi l’aveva accompagnata era fragile quanto lei.
Attesi in silenzio. Il silenzio e lo sguardo sanno rompere le corazze meglio di un piccone fatto di parole.
Lontani i codici, lontana quella toga appesa, nera come la pece, cieca come quella Giustizia che quella donna silente chiedeva.
Lei non parlava.
Fu la madre a dirmi di Alba (il nome per ovvie ragioni è assolutamente inventato).
Seppi degli schiaffi.
Poi dei pugni.
Poi dell’aborto per una caduta “accidentale” dalle scale.
Vidi il terrore, poi l’orrore di quella donna.
Persi il respiro mentre lei tratteneva il suo.
Mentre la madre continuava imperterrita a narrare, quasi fosse impossibilitata a smettere.
Temesse di non trovare più il coraggio.
Alba torceva le mani, unico segno di vita in un corpo pallido, spettralmente bianco.
Finito il racconto della madre dissi: «occorre denunciare»
Tolse gli occhiali scuri. Trasalii. Un cerchio violaceo circondava il suo occhio destro.
Appariva grottesca. Un’attrice truccata malissimo.
«Non denunzierò il padre dei miei figli, voglio solo che stia lontano da noi»
«Senza una querela non potrò aiutarla»
Si alzò, pronta ad andare via, ad adottare lo schema fuga in cui era divenuta esperta e scaltra.
Fu lo sguardo supplice della madre a convincermi a tentare un ultimo approccio: «venga domani con me, le faccio conoscere una donna speciale, una dottoressa, parlerà con lei, informalmente».
Chissà perché accettò. O fu la mia voce o fu la stessa impotente disperazione che lesse nei miei occhi, ma riuscii a convincerla.
Quanti anni aveva aspettato! Quante speranze nel: “domani cambierà!”
Quante rinunce e quante solitudini.
Dietro sorrisi che erano menzogne a camuffare il fallimento a proteggere un nido, a tutelare il rapace.
Aiuto chiedevano quegli occhi mentre la voce taceva.
Aiuto chiedeva quel giovane corpo umiliato e usato, mai amato, neppure quando silente, donava l’amore.
Aiuto chiedevano quelle mani ghiacciate ostinatamente strette su un grembo che non conosceva piacere.
Aiuto volli darle e scesi con lei agli inferi.
Agli inferi dei ricordi.
Agli inferi delle paure.
Agli inferi delle minacce.
Agli inferi dei sogni infranti.
Agli inferi del “Centro Abusi” dove tante Lei si ritrovavano.
La Dottoressa ci aspettava. Minuta, elegante, professionale, preparata.
Dal nulla si era inventata un programma di aiuti alle donne abusate. In una struttura pubblica, senza utilizzare altro denaro che quello già a disposizione. Aveva creato una rete sinergica fra il Centro, le forze di polizia, gli assistenti sociali e la Magistratura, facendo di una piccola struttura una eccellenza italiana nel campo della prevenzione sulla violenza sulle donne.
Alba forse non immaginò mai come quel giorno le fu salvata la vita.
L’escalation di violenza del marito era arrivata al top, gli episodi evidenziarono un punto di non ritorno: CODICE ROSSO, PERICOLO DI VITA!
Ma Alba non voleva denunziare. Imperterrita ripeteva il ritornello.
Come fare? Come aiutare quella donna cocciuta in pericolo di vita?
I figli! I figli! Minori, piccoli, troppo piccoli per tutto: per aiutare, per soffrire così tanto!
Vittime di quella che in gergo si chiama “violenza assistita”.
I minori andavano tutelati.
E quel meraviglioso apparato funzionò alla perfezione.
Scattò la segnalazione agli organi preposti. Il tribunale per i minori si attivò.
Sospensione patria potestà al papà violento. Allontanamento. Terapia e incontri protetti alla presenza di personale qualificato.
Alba tergiversava ancora nella decisione di denunciare le violenze subite. Fino al giorno in cui, lui, non speronò l’auto su cui, Lei, viaggiava con i figli.
Vivi per miracolo.
Glielo aveva giurato che l’avrebbe uccisa.
E lei aveva accettato quella promessa come tutte quelle che lui le aveva sempre fatto.
Dopo ogni schiaffo.
Dopo ogni calcio.
Ma non le aveva mai promesso di toccarle i figli.
Quella fu goccia che fece straripare il fiume.
Mi chiamò, decise di presentare la denunzia.
Mi guardò negli occhi e mi disse: «Ho deciso di amarmi!»
Abbiamo percorso insieme i corridoi del Centro Abusi.
Abbiamo sostenuto gli sguardi di tante donne come Alba.
E, nei loro occhi, come in tanti specchi riflessi, si leggeva terrore ma anche nuova forza e determinazione, un nuovo Amore: quello per loro stesse.
Grazie alla nuova consapevolezza di sé che donne speciali come le Psicologhe che curano questi centri, riescono ad infondere.
Molte donne si sono immolate sull’altare di insano amore.
A volte l’amore per l’altro supera l’amore di sé.
Tante “scarpette rosse” hanno calpestato i corridoi del Centro Abusi.
La Donna della mia storia, la mia Amica, ha tolto le sue scarpette rosse …
Un giorno decise di Amarsi. Chiese Aiuto sapendo di non potersi liberare da sola …
Sarebbe bello se le forze politiche valorizzassero il progetto di quella piccola Dottoressa che ha fatto della prevenzione al femminicidio lo scopo della sua vita.
Psicologi nelle scuole in presidio permanente. A volte dai disagi dei minori si possono scoprire gravi patologie del nucleo familiare.
Psicologo e Pediatra, due figure necessarie per affiancare il minore nella crescita.
“ASP” dotate di un Centro prevenzione abusi che operi in sinergia con uffici preposti alla tutela della persona e della sua sicurezza.
Prevenzione nelle scuole attraverso comunicazione continua con gli studenti.
La vedo la Donna della mia storia.
Spalle dritte.
Sguardo limpido.
Occhi immensi adesso aperti sul mondo.
Ha attraversato l’inferno … conosce il dolore delle fiamme che penetrano la pelle, conosce il dolore di madre che ha sottratto i figli alla visione della violenza paterna.
Ma conosce soprattutto chi è.
Alba è risorta dal tramonto del suo essere che stava soccombendo sotto la morsa della gelida indifferenza e della sordida violenza.
Lei è la Crisalide che stava soffocando nel bozzolo nel girone del suo inferno …
Con le unghie e con i denti ha strappato la sua prigione ed ora, Vola Farfalla …
Sa che la sua vita non durerà solo un giorno e che nel bozzolo del tormento e del rimorso oggi c’è il suo aguzzino.
Dobbiamo stare accanto a tutte le donne che hanno saputo gridare NO ALLA VIOLENZA, anche per coloro che non avevano voce o avevano voce troppo flebile per riuscire a chiedere: «AIUTO».
#contameraccogliamostorie
#raccontamiunastoria

Pubblicato inDonne

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