Il pallido Gambo del Dente di Leone
stupisce l’Erba e l’Inverno d’un tratto diventa
un infinito Ahimè
sul gambo si leva un’inusitata Gemma
e poi un chiassoso Fiore
il Proclama dei Soli
che la sepoltura è finita.
Emily Dickinson
Soffiare sul mondo per renderlo leggero.
Facevo così, con il Dente di Leone, quando ero bambina.
Rimaneva lo stelo, mentre i piumini bianchi mi circondavano, alcuni volando, altri aggrappandosi alle vesti.
C’è infatti chi ce la fa ad andarsene lontano, approfittando del vento, e chi preferisce rimanere, affetto da una lacerante forma di malinconia.
Soffiare sul mondo per spolverare l’aria stantia, e linda scivolare nel verde prato della scoperta.
Arrotolare i materassi e riporre i cuscini,
gonfiare le gomme e pedalare.
Stancare le membra, e arrivare.
Dove vi sono diamanti e perle e spezie profumate.
Così, quando ho sentito di non poter più usare le ali, ho riposto ogni arpello, abbandonato il vecchio, salutato il nuovo.
Ho preferito saltare quel fiume, che divideva il fango dal nobile mare.
Ho nuotato fino all’imbocco dell’azzurro infinito, che prometteva squisiti e dolci e succulenti frutti.
Ho sfidato le montagne, che aprivano al cielo, e percorso sentieri, terrosi, duri, infine amanti teneri e riconoscenti, perché non avevo ceduto, e lo stelo non era più tra le mie mani.
Non so chi lo abbia raccolto.
nella foto “Soffione al tramonto” di Julia Delgado.
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