Quel giorno, lui fumava alla finestra, una sigaretta dopo l’altra, lei cuciva: calze da rattoppare.
Non si parlavano, quasi estranei dopo vent’anni insieme.
L’amore li aveva travolti, un tempo, velocemente.
Lui l’aveva vista in una Chiesa, poi lungo la strada del ritorno, a braccetto dell’anziana madre.
L’aveva seguita, guidato da un istinto repentino, e fugacemente ne aveva incontrato lo sguardo.
Ora, lei si domandava perché lo avesse scelto. Motivata da cosa lo avesse sposato.
La solitudine investiva le sue giornate, la noia…
All’inizio sembrava un gioco: essere nei nuovi panni di moglie, giovane e bella.
Accudirlo le sembrava giusto, un preciso dovere, ché lui era inesperto, non sapeva ancora fare l’uomo.
Insegnargli tutto, anche come amarla, come darle piacere.
Alla lunga, l’insoddisfazione, la pesantezza di un eterno ragazzo, superficiale e poco responsabile.
Dover prevedere le sue mosse, prevenirne i danni, calmarlo, assecondarlo, non farlo infuriare, eseguire.
In fondo, avrebbe potuto rinunciare all’amore, al matrimonio soprattutto, lei che amava i libri, i fiori, la musica.
Nulla da condividere, nulla da dire.
La grettezza, l’assenza di armonia, il calvario di una vita “in attesa”.
Aveva aspettato troppo ciò che mai sarebbe arrivato.
Aveva cominciato a lavorare, lei sola, per sbarcare il lunario.
Lui, invece, fumava, e guardava dalla finestra…
Finalmente, però, qualcuno con cui scambiare un sorriso, una battuta, l’aveva trovato.
La voglia di risentirsi donna, di guardarsi ancora allo specchio. Di credere che qualcosa potesse cambiare.
L’unico figlio era cresciuto, e stanco della famiglia, se ne era andato. Altrove, lontano.
La valigia era pronta, nascosta nell’armadio, preparata da giorni, infiniti, che non passavano mai.
Qualche soldo lo aveva lasciato nel cassetto, e poi, in qualche modo, lui si sarebbe arrangiato…
Le mani tremavano tenendo l’ago, al pensiero di un futuro finalmente diverso, altro, nuovo.
Lasciarlo per sempre, anche se lui era convinto che lei ancora lo amasse.
Abbandonarlo, senza nessun addio né arrivederci.
Dimenticarlo, senza rimpianti.
Era l’ora di alzarsi dalla sedia, di mandarlo a comprare un po’ di qualsiasi cosa per la cena…
Era l’ora di partire.
Di corsa a prendere il bagaglio, di corsa ad indossare il soprabito, di corsa a chiudere l’uscio dietro di sé, di corsa a scendere le scale.
Girare l’angolo della strada, scomparire per sempre.
Di lei non si è saputo più niente.
Speriamo che la sua seconda vita sia stata felice.
Foto dal web.
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