Domenica di primavera, la lunga tenda ondeggia, sbuffa, si abbuffa di aria e fa entrare il profumo che sale dal giardino.Una lunga fila di cedri giganti, impettiti come soldati di guardia.Ci son viole e calle, margherite e gerani , c’è una calma perfetta nell’avanzare lento di un gatto. Sto da un po’ seduta alla scrivania dell’ingegnere, guardo il telefono e ripasso in mente il numero da comporre, lo potrei ripetere ancor oggi. Lascio passare ancora tempo..,mi soffermo sull’ordine perfetto degli oggetti intorno, una mente ordinata abituata al cadenzare dei numeri ha disposto con precisione ogni penna,un calendario in pelle, una rubrica compilata in bella scrittura.L’ingegnere, quello più bravo della serie dei cugini di mamma che avevano scelto questa scienza esatta. Tanto era stato dedito allo studio e poi all’impegno nella professione, così aveva apprezzato la bellezza della vita, le vacanze nei luoghi della dolce vita. Arrivato già ai trent’anni gli era stata presentata una ragazza, sedicenne che frequentava il liceo. Lei sveglia ed esuberante lo aveva da subito conquistato. Si fidanzarono e poi presto sposi ebbero un bel bambino, l’orgoglio del papà. Ma lei fremeva ancora della sua giovinezza non spesa, era fuoco sotto la cenere.Lavorando conobbe un professore, attempato ma colto e dal bel parlare dell’uomo,si lasciò pian piano avvincere . In poco tempo divennero amanti e pur essendo entrambi sposati, presero a frequentarsi sempre più spesso. Ma come capita, fini ben presto com’era cominciata la loro love story. Così sovrappensiero, guardo l’orologio, sulla scrivania c’è una foto scattata a Capri, una bella ragazza bruna sorride al braccio dell’ingegnere… ai bei tempi di Marina Piccola. L’orologio segna le cinque e intanto mi incalza la voglia di telefonare.Adesso devo..,mia zia sonnecchia sulla poltrona, la testa di bianchi capelli appoggiata e la rivista che le scivola dal grembo.Alzo la cornetta, la mano sudata e con l’altra compongo il numero.Finalmente squilla….cosa ci dicemmo non lo ricordo più, posso ricordare quegli istanti di impellenti necessità , incontrarsi in un attimo di urgenti passioni, appuntarsi il ricordo al cuore per non dimenticarsi mai.
Domenica di primavera
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