25 Novembre 2021
Il 24 novembre 2009 fu uccisa, in modo disumano, una giovane mamma, Lea Garofalo. Fu uccisa a Milano, lei calabrese della provincia di Crotone, dal suo ex compagno da cui era fuggita e con cui aveva messo al mondo Denise, la sua principale ragione di vita fin quando è rimasta su questa terra.
Lea aveva avuto il coraggio di diventare testimone di giustizia, fornendo agli inquirenti informazioni utili per comprendere le dinamiche della faida fra la famiglia del suo compagno e la sua famiglia d’origine, disvelando la bestialità della cultura di ‘ndrangheta.
I suoi funerali furono celebrati a Milano dopo quasi 4 anni, perché la furia ‘ndranghetista dell’ex compagno si accanì non solo contro lei viva, ma anche contro lei morta, cadavere, in maniera allucinante, come solo l’odio violento delle mafie sa fare.
Così il 19 ottobre 2013 fu ricordata con parole bellissime, vere e da meditare, dalla figlia Denise: “la mia cara mamma ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Il suo funerale pubblico è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a mettersi in gioco per i propri valori, per la propria dignità e per la giustizia di tutti”.
Ecco, in una fase della nostra storia sociale in cui si avverte, finalmente, l’emergenza della violenza sulle donne quando queste dicono no, quando queste affermano la loro libertà, mi sembra importante ricordare, con le parole di Denise, quali siano i fattori che favoriscono la violenza mafiosa: rassegnazione e indifferenza.
Ecco, se vogliamo sconfiggere quelle schifezze che sono le mafie, con la loro convinzione che gli altri siano cose da soggiogare e dominare, perché “‘O cummannà è meglio d’o fottere”, dobbiamo ricominciare a promuovere partecipazione e convinzione nella possibilità di cambiare per recuperare “la propria dignità e la giustizia di tutti”.
Altrimenti per cosa viviamo?
nella foto: Lea Garofalo e la figlia Denise
Commenta per primo