Cosa faresti se avessi due mesi da vivere?
Una domanda terribile, ma interessante. Mi fa pensare alle persone che amo, a quelle cui voglio bene, a quelle che mi hanno amato, voluto bene. Anche a quelle che mi odiano, forse perché mi invidiano. Forse invidieranno persino i miei ultimi due mesi di vita. Ma non posso perder tempo: sono 60 giorni, 1440 ore tutte da spendere, da vivere col fiato sospeso. Cosa farne di questi spiccioli di minuti..,
Ne farei un turbillon di emozioni incontrollate. Potrei incontrare senza stare tanto a pensarci, quelle persone che mi han fatto battere il cuore a mille, con cui ho riso e pianto, giocato e litigato. Vorrei coccolare la bambina che ero, che piangeva perché la febbre la costringeva a letto, mentre lei voleva andare a scuola a preparare il presepe, era Natale. Vorrei togliere i capelli dagli occhi dalla me adolescente, testa china sul compito in classe, silenzio che si tagliava a fette e il professore che passava tra i banchi. Vorrei sentire di nuovo quel mio si, mentre stringevo la sua mano e un raggio di sole illuminava la chiesa. Ragazzi degli anni 70 diventati grandi grandi ormai. Due mesi a riveder vecchie foto, ad ascoltare musica a palla in auto in riva al mare, finestrini abbassati e aria della notte, Alta marea e sulla pelle nuda brividi e carezze. Amarsi senza limiti, sulle poltrone del cinema, mentre vanno i titoli di coda. Bere acqua pura alla fontana e schizzarsi come ragazzini. Un panino con la mortadella seduti sulle panchine a mezzogiorno, mentre il solleone batte sulle tempie. Sudare e tuffarsi in mare, nuotare a delfino senza sapere come. Ho ancora qualche giorno per pentirmi, per chiedere scusa, per qualche mancanza o dimenticanza, per essere stata scortese. Chiederei di assolvermi, senza cattive intenzioni ho vissuto, totalmente in buona fede è sempre fidandomi dell’altro. Qualcuno mi ricorderà, forse quei tre o quattro cui piacevo davvero. O forse solo quelli con cui ho diviso anni di infanzia, banchi di scuola, libri consumati, vecchi dischi e il mio registratore.
Due mesi
Pubblicato inAmore
Sei entrata in un terreno minato, evitato con cura, da molti di noi o semplicemente: da me.
Ci sei entrata con giovanile esuberanza, una esuberanza al limite dell’incoscienza, perché il solo pensiero della Morte ci unisce tutti in due grandi categorie: chi vuole pensarci e ci lavora su (come fai tu) e chi scappa al solo pensiero e si porta dietro la propria angoscia di morte per una vita.
Faccio parte della seconda categoria.
Ma il tuo scritto presenta anche un’aggravante: non parla solo della Morte ma dell’appuntamento con essa.
Francamente credo che nessuno possa prevedere davvero quello che farebbe nella situazione di sapere la data esatta della propria dipartita.
È tutto diverso pensarci adesso, lontano da Lei.
Mi piacerebbe che altri autori accettassero la sfida che tu hai lanciato oggi: cosa fareste se aveste solo 60 giorni di vita.
Io non parteciperò a questa sfida ma non mi sottraggo dal dire, almeno, come mi piacerebbe morire.
Senza sapere, senza avvertirne la sensazione, di botto, a Napoli dicono “e subito”.
Non è originale. Non è coraggioso. Non pensa ad altri, anzi è espressione di puro egoismo.
Ma è assolutamente la verità.
Fra le braccia di mia moglie nell’ultimo amplesso amoroso.
Ma lei non è d’accordo.
Caro Pier, leggo solo stasera e mi scuso. Questa storia la scrissi tempo fa, lo scorso anno e poi mi è tornata sotto gli occhi. Ho paura di morire come tutti, ma esorcizzo le mie paure scrivendo e attraversandole. Vorrei morire anch’io tra le braccia del mio amore….