Particolare interesse stanno suscitando in me i libri distopici, vista la crescente difficoltà a leggere la società e la storia di oggi.
Ho iniziato quest’estate a redigere una bibliografia sul genere, e devo dire che la letteratura ne è ricca.
Si ritrovano, in queste pagine, anticipazioni forti di quello che sta accadendo alla nostra vita contemporanea: dunque c’è chi aveva visto lungo sul destino dell’umanità.
Se li avessi letti anni fa, credo che non ne avrei compreso la portata, abituata come tanti a ritenere salde e indiscutibili la mia condizione e posizione in questo mondo. Mi sarebbero sembrati semplicemente fantascientifici.
Ma ora non è così.
Questi libri sono una lente di ingrandimento sui particolari della realtà che fatichiamo a cogliere, sui cambiamenti apparentemente normali a cui l’uomo sta andando incontro.
Non so se essi siano inevitabili, epilogo di un lungo sonno, tra i cuscini del benessere e del “tanto non mi riguarda”.
In ogni caso, riflettere a me sembra opportuno, direi anche doveroso, per dare ancora un senso alla nostra esistenza: compito arduo e sempre più difficile.
Tre sono i protagonisti dell’ultimo romanzo che ho concluso, cioè “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro.
Sono ragazzi di un collegio dove studiano, si dedicano all’arte, allo sport…che si innamorano.
Be’, direte voi, che c’è di strano?
La verità è che non hanno contatti con il mondo esterno e che la loro educazione è finalizzata a far loro accettare un destino amaro e crudele, che li relega ai margini della società, a loro insaputa.
Da adulti accetteranno quindi di essere quello che gli altri avevano già deciso che dovessero essere, senza opporsi.
È questo l’esito di anni di insegnamento, che sembrava libero e creativo, ma che in realtà prevedeva l’accettazione passiva di un destino di morte.
“Gutta cavat lapidem” mi sembra un giusto proverbio per descrivere il messaggio dell’autore: la nostra mente può essere plasmata piano piano, negli anni, da chi nell’ombra muove i fili del nostro avvenire, senza che ce ne rendiamo conto.
È solo fantascienza?
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