Son più di cent’anni che i miei occhi non vedono il suo viso, sono anni che non odo parole dalla sua bocca.
Sono anni che non stringo i suoi fianchi, che non accosto il mio viso al suo.
Sono anni che vedo muri, muri ricoperti di foglie morte. Vorrei il miele dorato dalle sue labbra, le pupille di pagliuzze d’argento. Tra le mie mani l’acqua chiara del ruscello dove bagnammo insieme i nostri corpi di fanciulli. Cercammo allora quell’eterna primavera che gioiva in noi, come il battito d’ali di uccelli in volo.
Eden
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