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Erba di casa mia

 

– Torna a casa stamattina- Quattro parole capaci di cambiare un decorso post operatorio. Energia a rifluire nelle vene e vigore che mette le ali alle pantofole.

Tutto ciò che accade dopo è un turbinio di controlli, visite, ammonimenti in una girandola vorticosa che attesta il ritorno al mondo.

E ogni minuto a passare pare un’ eternità. Per timore che accada qualcosa a funestare questo momento, lo dici solo a tua sorella preallertandola che potrebbe accadere di essere dimessa. Persino quella roccia imperturbabile vacilla di commozione.

Poi, improvvisamente, mentre raccogli le tue cose sparse in giro per la stanza che ha già incolpevolmente assunto le tue peggiori caratteristiche di disordine, osservi la tua compagna, stesa , piena di flebo, che sorride felice per te. E la tua egoistica felicità rientra mesta nei suoi ranghi.

A chi lascerò quella vecchina? Chi ne ascolterà i lamenti nelle lunghe notti solitarie di un ospedale? Lei che con un intervento molto più invasivo del mio si preoccupava di guarire per essere di supporto a casa a un figlio gravemente invalido.

Quasi vergognandomi del mio andare via, le ho stretto le mani incoraggiandola a sfoderare la “forza del Ritorno” quella che mette le ali ad ogni riabilitazione.

Ho salutato gli amici ammalati , compagni di questi giorni di isolamento dal mondo e nei loro sorrisi ho rinvenuto la generosa benedizione a chi va via da un luogo di sofferenza.

Rivedere mia sorella ha reso molli le mie gambe di loro già parecchio instabili a causa della mancanza del tacco 12. Tornavo al mondo, guardavo colori mai visti prima e sentivo odori mai percepiti. Il cielo mi accoglieva con un turchese splendente e il mio mare diceva : – Sbrigati, ti sto aspettando-.

Casa Mia. Due parole e un mondo dentro. E io che non amo gli involucri ho avuto le lacrime agli occhi guardandola.

Noi due non ci siamo mai comprese, capite sarebbe addirittura azzardato. Ci siamo confrontate, sfidate, a tratti odiate a contenderci l’universo racchiuso nei sorrisi di chi la abita. Eppure stamattina mi ha guardata clemente, perdonandomi la libertà che rivendico a dispetto delle sue mura.

E l’erba del mio prato era fiorita. Erba di casa mia. Quella dagli steli semplici e le corolle grate al sole nonostante ogni nonostante. Il sorriso dei miei figli e quello di mia madre avrei voluto essere in grado di dipingerli per ricordare nel tempo qualcosa che somiglia al sublime capace di guarire anima e corpo.

E poi voi tutti amici miei. Una presenza viva, vigile, calorosa. Una Presenza che non può e non vuole distinguere il reale, il virtuale perché trattasi solo di due vocaboli a non creare disparità.

Perché ho percepito tutte le mani tese verso di me in un ” risollevarmi ” con quell’ ” oissa” che diviene il grido di ogni sforzo. Uno sforzo di affetto, arrivato a destinazione, divenuto la famosa leva di Archimede, che solleva il mondo.

Amici miei GRAZIE per avere rappresentato per me col vostro abbraccio corale l’ Erba di Casa mia.

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