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Ferragosto

Ti aspettavo poggiata alla mia auto gialla, pensieri galleggiavano nella mia testa. Eri in ritardo come sempre e la cosa mi infastidiva non poco. Una ragazza passò quasi sfiorandomi guidando una vespa, una voce da una finestra le gridò di fare attenzione. Mi girai di scatto per vedere chi fosse. Si era allarmato notando la pericolosità con cui la ragazza mi era sfrecciata vicino. Lui era un giovane con i capelli lunghi neri sul collo e indossava una camicia aperta sul petto, glabro e bianco. Mi guardò sorridendo, la bocca aperta e quello sguardo simpatico da cui feci presto a non stancarmi di guardarlo. Non mi allontanai da quell’angolo di strada, ormai non pensavo più a Roby ed ai suoi cronici ritardi. Mi tratteneva la vaga speranza che il ragazzo alla finestra scendesse in strada. Guardai verso la finestra, lui non c’era più la tenda bianca ciondolava su davanzale, le finestre ai lati e sopra e sotto erano tutte chiuse dalle serrande verdi. Vidi aprirsi il portone di legno scuro e un ragazzo con i capelli lunghi avanzare a passo svelto . Ormai era vicinissimo a me e alla mia auto gialla. Lui non guardava verso di me, ma si avvicinò ad un auto parcheggiata, lanciò dentro la sua giacca e sali mettendo in moto subito dopo. Lo vidi andar via e un po’ delusa tornai ad aspettare Roby,e la nostra gita di ferragosto fuori porta. Il tavolino da pic nic e le sedie pieghevoli erano pronti, avevo stirato con cura la tovaglia a quadretti rossi, avevo preparato la pasta fredda e l’insalata .Dopo il bagno in mare ci saremmo stesi al sole, come lucide lucertole avvinte, ma poco per non sudare. E poi storditi dal sole a cercare il fresco nella pineta, ti avrei stretto a me tra gli aghi di pino e il profumo di salsedine. È ferragosto festa di cicale , primi saluti all’estate.

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