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Gioia

 

L’altro giorno ero in un bar, prendo un caffè, pago, la cassiera mi dà il resto, io dico arrivederci e lei mi dice

Ciao, gioia

E io mi blocco un attimo, la guardo e le vorrei chiedere Cosa ne sai? Che cosa hai visto in me, cos’è, il sorriso, lo sguardo, la forma del naso, che cosa hai visto in me, cassiera, che mi chiami con il nome di mia madre?

Voglio dire, è così evidente?

Forse adesso si vede lei in me, come un tempo me in lei in controluce nei giorni prima della mia nascita
giorni di settembre
giorni di mattine fresche e di allungarsi delle ombre forse nella corsa verso l’ospedale
attraverso il cordone ombelicale
già passava ai miei occhi immagini di finestrini
di cieli blu e grigi
al mio naso l’odore della pioggia
alle mie orecchie il vento dell’autunno
che soffia fuori da questa stanza al quarto piano dove l’ostetrica mi capovolge e capovolge il mondo e da quel punto, ma’
non sono più io in te
ma tu in me
di questo parli tu, cassiera?

Chi sa quando mia madre ha pensato o detto

per la prima volta vedendomi

Lorenzo

E chi sa quanto tempo dopo io ho pensato o detto per la prima volta
guardandola

mamma

E chi sa quanto tempo dopo ho imparato che mia madre aveva un nome
e questo nome è/ra

Gioia

Cassiera, dimmelo tu, quindi va tutto bene? Le somiglio abbastanza?
Ho imparato abbastanza?
Mi sono ribellato abbastanza?
Sono stato abbastanza presente? Abbastanza riconoscente? Abbastanza bambino? Abbastanza adolescente?

 

E adesso?
Dovrei essere un adulto più arrabbiato per la sua mancanza? O più triste?
O più sereno?
O pensarla più spesso?
O meno spesso?

Cassiera, il lutto per i genitori è una sorgente che ha le sue stagioni i suoi cicli, le sue secche e le sue piene
e contiene in sé il senso e il mistero della vita stessa
quella di uomini e donne che danno la possibilità a qualcuno

figli e figlie

di vivere la vita
per poi lasciarci qui, magari a dare a nostra volta la possibilità a qualcuno

figli e figlie

di percorrere questo stesso cammino
stando loro alla giusta distanza
nella scoperta e nel dubbio
nella tristezza e nel dolore

e nella gioia

Cassiera, oggi che la mancanza è digitale
morire è l’unica mancanza che rimane analogica
satura di nostalgia, sarà per sempre
e in certe ricorrenze sarà dura e in altre dolce
ma ci farà per sempre cercare di arrivare ad abbracciare pienamente
il cerchio della vita e della morte
delle orbite luminose dei pianeti che chiamiamo anni
dell’eterna relazione d’amore tra la terra e quel fiore che ogni anno si rinnova e che ogni anno una volta l’anno il giorno del suo compleanno
io compro e poso sul tavolo della cucina
oppure, visto che non lo so fare
lo provo a raccontare

La cassiera mi guardava
un po’ stupita
un po’ comprensiva
chi sa cos’ha visto nel mio sguardo
in questi lunghi secondi di silenzio chi sa cos’ha pensato
ha ripetuto, soltanto, piano

Ciao Gioia

Le ho sorriso, le ho risposto solo

Grazie

Sono uscito dal bar
ho preso il telefono
ho chiamato mio padre gli ho detto

Ciao pa’, come va?

Lorenzo Maragoni è attore, autore, stand-up e poeta. Dal 2018 fa parte del circuito italiano di poetry slam, di cui nel 2021 è campione nazionale italiano. Nel 2022 partecipa al programma tv Italia’s Got talent e, rappresentando l’Italia al campionato del mondo di Parigi, diventa Campione del Mondo di Poetry Slam.

Questa poesia fa parte della raccolta: “Poesie, però non troppo”, Interno Poesia Edizioni 

foto dal web

Pubblicato inPoesia

2 Commenti

  1. Ernesto Aufiero Ernesto Aufiero

    Mi piace la quotidianità che ha il sapore di eterno.
    Dal saluto di una cassiera Maragoni compone una grande riflessione sul tema della morte, e rispecchia tutto lo smarrimento di un figlio che si sente privato dell’amore più grande, l’amore salvifico, totale, che cura e protegge, e ricerca un nuovo senso nel mondo fattosi improvvisamente cupo.
    Nulla di angoscioso, ma un “male di vivere” aspro, che diventa quasi un concetto tangibile, una solitudine abitata da qualche domanda, qualche immagine, istantanee.
    Mi piace quando un ciao si dilata sino a rivestire un senso cosmico, di dolore assoluto e nervoso e rabbioso, riflettendo il vuoto con tenerezza assoluta.
    Mi piacciono i versi di Maragoni.

  2. PierluigiDelPinto PierluigiDelPinto

    Nel testo di Maragoni l’universalità dell’opera d’arte diventa particolarità specifica, parla a tutti e parla singolarmente a me. Le immagini che evoca sono forti, dure e spietate per me che ho condiviso quel lutto e per tutti quelli che hanno attraversato un’analoga perdita, evocata, per caso, all’improvviso.
    Una struttura teatrale del testo, che rivela esperienza e cultura, esalta la rappresentazione di un dolore vero scoppiato in una situazione di ordinaria quotidianità.
    L’ispirazione autentica e la scrittura esperta si combinano perfettamente, esaltandosi l’un l’altra, segnando un approdo non scontato e per questo memorabile.
    Sentiremo parlare ancora di Lorenzo Maragoni

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