È nel giardino che circondava la mia casa che imparai a sentire i miei passi. Alzavo gli occhi e quel ciliegio bianco dei suoi fragili fiori, mi accarezzava promettendo tralci di rosse ciliegie. Camminavo e incontravo siepi di rose vermiglie, non mi curavo delle loro spine, perché il loro profumo me le faceva cogliere e amare. Aggrappate al muro vivevano quell’unica stagione, i boccioli teneri divenute corolle dipinte di rosso, tendevano i rami carichi, pesanti, frementi di vita.Mi lasciai incantare dalla scia dei gelsomini, stordita mi incamminai lungo il vialetto e mi incantai in quel raggio di sole. Trafitta, estasiata mi sedetti sull’erba novella, calpestai un fiore di campo e i suoi petali gentili. Mi sentii in cuor mio come quella tenera creatura , pensando poi che sistemandomi l’anima stropicciata e ravviandomi i capelli, avrei continuato il mio cammino. Allungai il passo, dopo quell’ora di rosso tramonto, presto sarebbe scesa la sera. Un’altro profumo più intenso , ora, emanavano le piante del giardino. Era dolce adesso una brezza leggera, mi sussurrò tra i capelli quasi come lieve carezza, come un bacio a fior di labbra, come l’abbraccio di giovani amanti .
Il giardino
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