Era di moda a quei tempi quando ero poco meno che giovane, praticare almeno una volta l’anno i ritiri spirituali.
Per noi dell’Azione Cattolica non era un impegno generico ma un obbligo statutario. Questi rigorosi e santi ritiri avvenivano negli eremi più lontani oppure in località amene gestite da frati, nelle verdi colline umbre, oppure come capitò a me ed al mio amico Secondo in un Monastero di Padri Gesuiti sulla Costiera Sorrentina ovvero a Vico Equense.
Il Monastero in effetti era un gran bel Castello con tanto di merli chiamato Castel Giusso si dice realizzato da Carlo d’Angiò. Ceduto più tardi ai Gesuiti e nel 1970 fu venduto a dei privati. Ma torniamo a noi. I suddetti ritiri erano rigidamente stabiliti in ogni loro dettaglio da un desiderio del Santo Padre Ignazio di Loyola. Duravano cinque o sette giorni tutti da trascorrere nel più assoluto silenzio, meditando e pregando. Gli argomenti oggetto di meditazione riguardavano temi trattati con colta ed approfondita relazione da un Padre Gesuita e riguardavano la vita cristiana, la dottrina cattolica,la vita sociale e non poteva certo mancare la morte naturale.
I politici erano i frequentatori più assidui, in assoluto i democristiani per una serie di motivi politici come lo studio delle strategie, i programmi, gli obiettivi, le gerarchie, le poltrone e perfino gli strapuntini. Lo scrittore Sciascia in un suo famoso libro “Todo Modo”, un quasi giallo, ne descrive gli avvenimenti e si sofferma su alcuni personaggi che per loro caratteristiche somigliano vagamente a Moro o Andreotti.
Io ed il mio amico Secondo molto più modestamente cercammo di cogliere l’occasione per una piccola ispezione interiore, di godere delle bellezze del posto e dall’antica terrazza ammirare l’incanto del Golfo di Napoli. E non mancammo di apprezzare la cucina gesuita il cui ricordo ci profuma ancora l’alito e le papille fanno ancora capriole di gioia. Ma sette giorni di preghiere e di silenzio e santa meditazione sulla morte ebbero il sopravvento anche sull’amenità del luogo e sulle delizie gastronomiche. Avrebbero atterrato chiunque. La sola parola “morte” ci terrorizzava e la sola idea dell’incontro notturno con il Signore ci metteva in serio disagio.
Sapevo con certezza matematica che in Paese abitava Tina Pica, la famosa attrice che ormai aveva una certa età ed era nota per il suo senso di umorismo piuttosto che per la sua bellezza fisica. Anzi diciamo che era decisamente brutta. A questo punto, il colpo di genio: far passare il povero Secondo come nipote prediletto dell’attrice, tanto a somigliare si somigliavano.
Facemmo lunghe prove ed alla fine ci presentammo, con mistico candore, al Superiore del Monastero.
Lo implorammo: “Superiore è da tempo che la zia Tina non vede suo nipote Secondo, cosa ne pensa se gli facciamo una sorpresina?”
Il Santo Superiore che era gesuita ma non stupido capì subito l’inganno.
Si avvicinò a Secondo, gli accarezzò la testa e gli rispose: “Non dubito che sei il nipote della Signora Pica, siete due gocce d’acqua ,anzi le hai tagliat a capa, ma la zietta è da tempo a Roma. Ma con tuo amico Salvatore potete anzi dovete andare nella Cappella dello Spirito Santo e della Santa Morte a pregare rosario alla mano tutta la notte”
Così fu.
In quella mistica dimora si avvertiva un persistente odore di cera e da fuori ci giungeva un umido presentimento d’autunno inoltrato.
Pregammo con convinzione sopratutto per la salvezza delle nostre ginocchia che col tempo cominciavano a scricchiolare.
Ci sorprese verso il mattino la dolcezza del sonno e, come in un sogno a colori pieno di candele illuminate e suoni d’organo che rasentavano l’uscio aperto, decidemmo in silenzio che non era più tempo per i ritiri spirituali.
nell’immagine: Castello Giusso a Vico Equense
veramente divertente.
un racconto vivace che sembra di viverlo in prima persona. I particolari nel descrivere il posto e l’accaduto si susseguono con piacevole interesse. Secondo, che ho avuto il piacere di conoscere, era una persona allegra ,di compagnia e di buon umore. Vero si che la somiglianza con Tina Pica , ci stava. Complimenti Salvatore