OPERA IN CONCORSO
Il nostro spartito di Giovanni De Lucia
Ti aspetterò ancora una volta a quel solito piccolo traballante tavolino, come traballante è stata la nostra vita, perché io ero la gamba zoppa.
Una malformazione nata dal cuore, io non ho mai avuto rotte dritte come autostrade troppo americane. Ho sempre viaggiato come in costiera, perché avevo bisogno di strade aderenti e curve che potessero stupirmi ogni volta che un’onda mi spruzzava attimi di gioia in occhi troppo spesso secchi, per non aver risposto a quei tanti perché io.
Però devi riconoscere che trattenere tra le mani quella tazza bollente di magia, per non perderne una sola goccia su quel tavolino barcollante, era un esercizio di abilità come lo zigzagare tra i nostri ti amo. Avevi il calore tra le mani e le mie ti tenevano il viso al riparo dai giorni freddi.
Può darsi che ci mancheranno quelle poche briciole che lasciavamo cadere per i tocca e fuggi di quel passero divenuto sempre più complice. Tra il mio traballare e il tuo danzare c’è stata tutta la musica scritta in quell’unico spartito della nostra vita, usato spesso come zeppa per quel tavolino malfermo, dove sempre abbiamo intrecciato le mani come i nostri sogni
Una scrittura che emoziona sempre…