Ci sono giorni in cui i sogni hanno un solo colore… il rumore del vento.
Un tempo raccontavo alle cicogne di Montmartre e a quelle di Pigalle la leggenda del mare. Unici miei compagni su quel tetto erano un passero, Libero e un bonsai di leccio, Vita. Libero aveva una gabbia senza porta, con un posatoio ed un’altalena rossa. Credo sia stato l’unico passero a divertirsi nel guardare la sua Vita dalle sbarre, sentendosi più libero di quanto lo fossi io. La gabbia era oltre quei tetti, oltre le amiche cicogne. Potevamo sentire tutti i desideri e i tormenti, le gioie ed il pianto di quel grande mondo che Parigi regala.
La leggenda del mare la si racconta con occhi chiusi e spalancando il cuore, proprio come la gabbia di Libero. Vita invece amava danzare accompagnata dai tiepidi venti di primavera. Le sue piccole foglie sembravano mescolare i miei ricordi di ragazzo. Parigi era una fuga, una speranza incartata come la prima baguette infilata in un tascapane verde, con su mille poesie scritte con l’inchiostro blu. La leggenda del mare era un rituale per le amiche cicogne, si onoravano le strade del mare e le vie del cielo e la fatica e la voglia di quel volo troppo spesso unico. Su quella rotta si trasportavano le speranze di intere umanità ed io, Libero e Vita come solerti notai a certificare ed onorare quella voglia di esserci.
Avevamo il Mediterraneo nei polmoni, i profumi ed i colori di civiltà come dita di una stessa mano. Avevamo il silenzio del deserto come cassa di risonanza del ritmo dei nostri respiri. Oggi, forse per il fatto che Libero decise di portare la leggenda del mare oltre il suo arcobaleno e Vita che si lascio spogliare dalla sua tempesta del cuore, io mi ritrovo come ultimo notaio a certificare come quel sogno, come il mio sogno, in giorni come questo ha un solo colore, il rumore del vento. Cercherò ancora una volta quell’affaccio su quei tetti, con la speranza che qualche amica cicogna mi racconti straordinariamente della mia vita dentro la leggenda del mare.
(il Nautiere)
Foto dal web
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