Perché non parli più con me?
Glielo chiese più volte, senza mai insistere. Non perché non le importasse ma perché lei non entrava mai senza bussare nell’anima delle persone. Nel cuore invece entrava con la furia di un uragano, con la forza dirompente di un vulcano, con il rumore della pioggia e del tuono, con il mormorio dell’onda che lambisce la riva. Non lo faceva apposta. Era sempre stata così. C’era qualcosa in lei che incantava, che coinvolgeva, che avvolgeva chiunque le si avvicinasse. Non c’era una sola persona al mondo che fosse mai riuscita a farne a meno.
Forse per via del suo sguardo. Il suo modo semplice di porgersi. Di avvicinarsi all’anima delle persone fino a farsi carico persino delle loro sofferenze, portandole addosso non senza fatica, trovando sempre una parola buona da regalare.
Lei a cui la vita e nessuno aveva mai sul serio regalato nulla.
Lui non le rispondeva mai davvero.
Girava intorno, giocava con le parole e sviava all’improvviso la domanda pur sapendo che lei, da sempre, sentiva ogni cosa.
Come faceva a spiegarle che ad un certo punto ha sentito le loro anime lasciarsi la mano e perdersi dentro una coltre di nebbia che offuscava ogni cosa. Come faceva a dirle che pian piano ha sentito il suo cuore allontanarsi dai suoi pensieri, dai loro abbracci silenziosi ricolmi di un bene unico, speciale, diverso da ogni altro sentimento universale che parlava a sussurri, bisbigli ed addirittura nei silenzi.
E che se anche le avesse detto queste parole, non sarebbe stato in grado di spiegargliele in altro modo.
Non sarebbe mai stato in grado di dirle che portava dentro un senso di rabbia che non capiva e non riusciva a tirar fuori e che a volte gli montava addosso offuscandogli i pensieri. Che lei in fondo non aveva colpa di ciò o almeno lui non riusciva a dargliela. Ce l’aveva con la vita, bastarda e puttana che li aveva divisi un’altra volta.
Ce l’aveva con se stesso. A morte. Perché lo sapeva che la verità non va mai detta tutta.
Lo sapeva ma non gliene era importato nulla. Lei la meritava la verità. La voleva ad ogni costo da sempre e lui forse era l’unico che l’aveva capito.
Eppure lei gli aveva mentito e non una volta soltanto.
Ed era inutile dire che non era vero perché molte cose del loro parlare erano state discrepanti, opposte, diverse. La verità o era una o era l’altra, una delle due quindi era una menzogna.
Questo era ineluttabile, inoppugnabile, incontestabile.
Non sarebbe stato in grado di dirle che un giorno lei aveva smesso di leggere dentro la sua anima, fra le righe delle sue parole fino a smettere di sentire i suoi pensieri.
Avrebbe negato ed insistito nel dire che non era vero.
Avrebbe detto che era colpa soltanto degli eventi che l’avevano (ri) presa e (ri) portata nel suo mondo.
In realtà invece anche lei sapeva che il suo sentire era mutato.
Che in fondo lui aveva ragione.
Aveva smesso di cavalcare i sogni ed aveva scelto di rimanere ancorata alla sua vita. In fondo, ed anche questo era vero, non li aveva mai vissuti davvero appieno quei sogni. Ogni volta riusciva a svegliarsi all’improvviso ed usciva correndo da quel mondo inventato che non le apparteneva.
Non c’era mai stata una volta che si fosse veramente abbandonata all’oblio.
Anzi, alla fine (ri) tornava indietro nel suo mondo reale, fatto di nulla a volte, ma nel quale aveva sempre creduto e per il quale aveva lottato con tutte le sue forze anche quando ormai si sentiva stremata.
La verità era che lei amava il suo mondo. Non l’avrebbe mai lasciato per nessun motivo. Non sarebbe mai andata da nessuna parte. Ad una sola condizione l’avrebbe fatto. Il suo mondo sarebbe dovuto morire, sparire all’improvviso oppure avrebbe dovuto tradirla ancora, un’altra volta. Allora si, pur di non restare da sola sarebbe andata ovunque. Ed era certo che anche questo lei lo aveva pensato. Un pomeriggio.
Non le avrebbe mai detto che ad un certo punto si è sentito tagliato fuori, allontanato da quelle emozioni che insieme avevano vissuto per un periodo relativamente lungo o estremamente breve, a seconda di come lo guardava.
Che si sentiva come un bicchiere mezzo pieno a volte, ma più spesso mezzo vuoto.
Lei avrebbe negato ogni cosa. Persino che il suo immancabile “sorriso” fosse sempre uguale.
Lui lo sapeva bene che non era così. Lo percepiva.
Ed ancora non le avrebbe mai detto che tutte le cose in cui insieme avevano creduto adesso le vedeva irrimediabilmente per terra in frantumi, sparse in ogni angolo del cuore ed aveva paura ad abbassarsi per raccoglierle e ricomporle.
Aveva paura addirittura di guardarle, di toccarle con mano ogni giorno, perché ogni volta gli sembrava di risentire sempre le sue parole, di rivivere i momenti che avevano condiviso con tanto entusiasmo da sembrargli addirittura una gioia, un gaudio.
Aveva perso l’entusiasmo e lottava ogni giorno per riconquistarlo, per se stesso stavolta. Perché ad un certo punto, e di questo gliene rendeva merito, si era reso conto che per se stesso in realtà non aveva mai davvero fatto nulla.
Le sarebbe rimasto accanto comunque, ad ogni costo.
Magari girandole lo sguardo per non inciampare ancora nei suoi occhi. Si le sarebbe rimasto accanto per sempre.
Ma in assoluto ed immutabile silenzio.
nell’immagine: di Antonio Montariello, Le trasmissioni riprenderanno più presto possibile 200×100 Olio su tela, 2013
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