Il tempo in cui fui sommersa di storie galleggianti, limpide e sincere.
Quel tempo in cui un gesto mi faceva sentire sicura.
Il tempo della bellezza che non aveva bisogno di uno specchio per cantare vittoria.
È così che la vita mi prendeva per mano, tra spruzzi di gioia e note di piacere.
Il tempo in cui riconobbi infiniti volti, e mani sul mio corpo.
Non fissi, non imperturbabili gli occhi, ma lontani, verso l’orizzonte più vasto, più pieno.
Assaggiare squisiti sapori, odorare e vedere e perdersi.
Non fermarsi e correre.
Esausto il tempo delle foglie mature d’autunno, che scendevano a bagnarmi mentre aspettavo il suo arrivo, nel petto malato d’amore.
Malata di emozioni, alla ricerca di respiri e folli voli.
Il tempo che lacerava le giornate.
Il tempo che divorava il tempo.
Immagine dal web
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