I sogni, quelli veri, ad occhi chiusi, mi hanno sempre ossessionato e al contempo affascinato.
Rappresentano una parte di noi o della nostra vita, a volte palese, altre camuffata.
Non ho la fortuna di farne di belli, di quelli che ti fanno svegliare col sorriso.
No, i miei sono forti e sprigionano l’angoscia che gli eventi quotidiani hanno suscitato.
Sogni ricorrenti si susseguono, anche, o si alternano ad altri, ma ritornano.
È tempo di Esame di maturità.
Ecco, questo tema è ciclico per me: devo ripeterli, devo rifrequentare l’ultimo anno, e non mi ricordo niente di matematica, di scienze… Come farò?
E poi, la Laurea. Anche in questo caso, non ho sostenuto degli esami, e devo darli. Ma non riesco a studiare, a concentrarmi…
E quindi la mia casa di un tempo, di non tanti anni fa, dove sono nata e cresciuta.
Vago per le stanze e sono tutte occupate.
Stanotte mia madre le aveva affittate a dei medici, per farvi il loro studio.
Le cose, gli oggetti non erano più al loro posto.
Le ho chiesto perché non mi avesse avvisato;
dove erano i miei vestiti, i miei libri?
Lei era fredda, fingeva di non capire, non rispondeva.
Io piangevo, mi arrabbiavo, cercavo le mie cose. Alcune ne trovavo, sparse qua e là, altre no.
Già era capitato, un’altra volta, che avesse permesso ad estranei di insediarsi lì, nella nosrra casa, con le loro botteghe che offrivano prodotti di vario genere, ma nella penombra, non alla luce del sole…
Altre volte mio padre sfugge, lo vedo in una stanza, poi in cima alla scale, e tace. È vivo? Eppure credevo fosse morto…
Questi esempi sono manifestazioni del nostro inconscio piuttosto decifrabili.
Ci mancano gli affetti, le cose e le persone, ormai irraggiungibili.
Ma ce ne sono alrri davvero strani, che lavorano per spostamento e sovrapposizione.
Uno sconosciuto diventa una persona vicina, di un amante non vedo mai il viso, stacco ciliege da un albero da cui non riesco più a scendere, prendo un treno vuoto che non fa fermate.
Tanti, tantissimi sono i sogni che spingono con forza dove forse non voglio arrivare, verso ciò che non voglio conoscere.
Svelano la mia inquietudine, la mia fragilità.
La mattina li guardo in faccia, anche se mi fanno paura, e li interrogo.
Prendo atto di ciò che già so e di quello che il sonno ha voluto farmi sapere.
Ammiro la capacità della nostra mente di rielaborare il vissuto, esteriore ma soprattutto interiore.
Quando sogno, mi sento me stessa.
Non c’è pudore o ipocrisia o necessità di fingere in questo universo parallelo. Quello che sei è davanti a te, che ti piaccia o no.
Alle tue colpe, vergogne, timori, desideri, successi o insuccessi non puoi sfuggire.
È il giusto bilanciamento a tutto ciò che è negato e nascosto dal mondo e nel mondo.
Il treno dei miei sogni
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