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Il Tubo..e il bacio

Il tubo e il bacio …di Marina Neri

Assomigliava a un tubo. Una specie di fantascientifico canale per il teletrasporto. Uno di quelli che in Spazio 1999 catapultava su un altro pianeta alla velocità della luce.

Chissà quante volte dinanzi a quelle immagini avevamo fantasticato, forse persino sognato di essere in orbita anche noi, di vedere dall’ alto della stratosfera ” quest’ ‘atomo opaco del male”.

Ebbene qualche giorno fa, io e il tubo eravamo a pochi metri l’uno dall’altra. Già la notizia dell’ incontro non mi aveva entusiasmata, paradossalmente non avevo gran voglia del viaggio interstellare.

Ma le ” mie prigioni” non mi offrivano grandi possibilità di scelta, così , mio malgrado , avevo dovuto pronunciare il fatidico e generatore di Storia Patria : ” obbedisco”.

Non avrò cambiato le sorti del mio Sud con l’acquiescenza, ma ho sicuramente modificato il decorso della mia permanenza nello Spielberg nostrano.

Ho guardato con ipocrita baldanza quell’ anonimo tubo. Era imperturbabile. Colore marroncino chiaro con capsula aperta …in attesa. Indossavo un camice di impalpabile carta bianca e non capivo se il freddo che provavo fosse ascrivibile alla temperatura o alla paura che, secondo dopo secondo, sentivo si stesse impadronendo di me.

Cercavo di mantenere alta la bandiera del coraggio , sorridendo alle battute dei tecnici come se fossi ebete abbastanza da non sapere dove dovermi stendere.

” Anche l’ ora più lunga ha solo 60 minuti” ripetevo intanto nella mia mente a cui seguivano una serie di motti, mantra, persino epiteti che non sapevo neppure di conoscere e , soprattutto, a distanza così ravvicinata. Flashback del cervello che cerca di aiutare a modo suo. Talvolta risultando persino fastidioso come nell’ultimo input prima che lo mandassi a fan…:- Si muore una volta sola! –

Era giunto il momento. Loro malgrado le gambe hanno ubbidito ai comandi e dentro quel tubo ero bella e distesa. Legate le braccia stese lungo il corpo, un pannello sull’ addome e un campanellino fra le dita ” per il caso in cui non avessi resistito”. Le cuffie alle orecchie e occhi rigorosamente chiusi.

Nella mia mente gridavo all’ingiustizia:
Samantha Cristoforetti l’ astronauta aveva avuto mesi e mesi per prepararsi al lancio, era stata sott’acqua, centrifugata. Io ero stata solo 36 ore sotto stress e già mi catapultavano nello spazio a bordo di una striminzita navicella che mi schiacciava persino il décolleté impedendomi di respirare adeguatamente!

Ormai ero lì. E il viaggio nel tubo, volente o nolente, era per me. Entrarci ? Difficile. Restarci? Titanico.

Pensieri di un sadismo unico giungevano alla mente, tali da costituire trame per prossimi film dell’orrore o del terrore: “e se i tecnici fossero serial killer? Se andassero via lasciandomi qui? Se un terremoto o la guerra giungessero improvvisi? ”

Il respiro diviene pesante, la mente non ubbidisce all’ovvio e si suggestiona e vacilla ogni lucidità. Mossa a pietà, giunge la preghiera e scopri improvvisamente quante ne conosci. Nenie antiche o estemporanee, tutte confortanti , paiono carezze di nonna a sedare il dolore delle ” bue” alle ginocchia sbucciate.

Ma il tempo nel tubo è tiranno, girovaga nei gironi degli inferni di tutte le paure, esaspera le ansie , ingigantisce le sensazioni, offusca ogni lucidità e dilata i secondi che non ubbidiscono più alla legge del Tic tac, ma al ritmo del frastuono creato dalle onde elettromagnetiche che si alternano in un baluginío di luci e in un parossistico ritmo di tamburi dai suoni striduli o cupi.

Vuoi mollare, vuoi uscire, l’aria pesa, opprime, vuoi liberare le mani, suonare quel campanello, mandare tutti e tutto al diavolo. Poi il tuo cuore ti parla, in un sussurro ti dice: -rifletti… è per il tuo bene, per guarire, per tornare da coloro che ami…riprova Marina, viaggia a modo tuo…-

E accade…accade che …

“Il bacio. Forte. Prepotente. Tale da abbattere ogni riserva. Era stretta fra quelle braccia forti, serrata dentro un abbraccio che , senza dir parole, rivendicava il possesso dell’anima e del corpo. Era dentro la fame e dentro la sete e quel bacio diveniva fonte a cui placare ogni arsura. Punto di arrivo e partenza in cui le lingue erano scambio di idiomi e di umori , erano il fare sesso dell’amore capace di sublimarsi mentre le labbra si cercavano, trovavano, gustavano, avanzavano o cedevano. Il fiato a mancare? Non temere Marina , è il bacio, diceva il cuore.
Le gambe a tremare? Non temere bambina è l’effetto del bacio , diceva la mente.
Le luci? I tamburi? Non è ciò che si vede e si sente quando vi è un bacio d’ amore? ”

Un carrello a scorrere…il tubo si apre… mani esperte liberano dai legacci, l’aria torna prepotente.

-La signora sorride , si è assopita- dice un tecnico
Lo guardo felice aprendo lo sguardo al mio intorno e alzandomi veloce da quell’ angusto lettino:- Si, i sogni aiutano a vivere! Fanno fare viaggi interspaziali …persino dentro un tubo di risonanza magnetica! –

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