La bambina che indissolubile e’ rimasta in me, ama le favole, le leggende.
E ve ne e’ una della mia terra in particolare che e’ scolpita nel cuore.
In verita’ appartiene alle genti di Calabria, Sicilia, Spagna, ovunque il Mediterraneo bacio’ le spiagge meridionali, quelle battute dai temibili saraceni.
E’ la leggenda di un amore, di una guerra antica, non solo quella di armi, strategie, vittorie e sconfitte di guerrieri.
Ma quella che si ciba del pregiudizio, si fonda sulla menzogna, prolifera nella paura, cancella ogni umanità’ e spegne ogni speranza.
E ad essere palcoscenico vivente di questa storia e’ il mio mare.
Scenografo sopraffino, regista di destini, attore capace di recita a soggetto e poi…tomba…speranza…per comparse o protagonisti.
E quel mare porto’ Grifone. E le torrette di avvistamento poste sulle scogliere a picco sugli abissi, tremarono di paura.
Un grido, come un’eco, si propago’ sulla costa. I saraceni! I pirati. Gli sciacalli venuti dall’inferno.
Lui, moro, alto, fermo sulla tolda a gustare il mare, il salmastro, il terrore delle genti.
Il timone fra le ferme mani. Mani…Si mani di guerriero. Capaci di donare il piacere o di recidere il respiro…in un soffio…in un baluginio di candela.
Sentiva nelle narici il profumo ancestrale della battaglia. Di quel corpo a corpo che non teme la morte, aborrisce la viltà, reagisce alla sete di dominio di ogni tempo nell’uomo.
Sapeva che quelle genti gli erano ostili. Lui non era un mercante, non andava in pace, non cercava pace.
Cosa cercava? Cosa lo spingeva ogni volta a mettere a repentaglio la sua vita? Ricchezza? Onore? Orgoglio? Fama? Immortalità’?
Il fuoco che gli ardeva dentro, implacabile non conosceva tregua. Gli occhi inquieti erano solo la traduzione di un animo che anelava al porto pur amando le tempeste in alto mare.
E quella gente li, sulla spiaggia lo sfidava. Forconi, armi rudimentali. Poveri erano. Forti di una fede che li spingeva a non accoglierli, a combatterli, a respingerli.
Erano infedeli. Lui per loro e loro per lui.
Un unico linguaggio avrebbe sancito la comprensione: la spada e la morte!
Mata non comprendeva. Il linguaggio dei guerrieri non attecchiva nell’animo di chi vedeva nei fiori, nelle nuvole,nelle onde, nel sorriso dei bimbi, la forza della Vita.
Curava allo stesso modo il gatto ferito capace di graffiarla e il saraceno morente in grado di infettarla con la sua malevola religione.
Mata guardava oltre…sempre.
Il suo cuore vedeva uomini laddove gli altri trovavano nemici.
Scopriva debolezze laddove gli altri rinvenivano furbizia.
Tendeva la mano laddove gli altri la ritraevano per timore di contaminarsi.
Mata era bella. Di quella bellezza incorruttibile che il Tempo non può’ annientare perché non gli appartiene.
La bellezza di un’anima che conosce il prezzo della solidarietà , del sorriso condiviso, della fiducia che cambia il mondo, della speranza che illumina, e si disponeva a pagarlo sempre, senza chiedere sconti.
Pazza le dicevano alle spalle coloro, bianchi o neri che fossero, pur avevano avuto da lei conforto, dedizione, affetto.
Folle nel suo sogno di pace.
Chissà perché quel giorno il mare era calmo, il vento era pigro, il dio dei cristiani e dei saraceni era dormiente.
Chissà perche’…
Due sguardi si incontrarono. Diversi. Lontani. Lontanissimi.
E due solitudini si compresero. Parlarono la stessa lingua.
Dolcezza e scimitarra. Pace e guerra.
No. Non erano queste le parole!
Mata e Grifone parlarono d’amore.
Scese il guerriero,
lo guardò la fanciulla.
Non si sentì d’improvviso straniero.
Erano solo un uomo ed una donna a dirsi Ti Amo in mezzo alla povertà del nulla.
Un corpo nero avvolge pelle candida e il pregiudizio giacque coi loro vestiti alla deriva.
Il respiro non ha colore…
Il piacere non ha colore…
Due corpi di sole e luna a fare il giorno e sabbia calda a ricoprire il nudo dell’amore…ieri, come oggi…forse domani…
Danzano Mata e Grifone al suono dei tamburi.
Danza il mio cuore a quel ritmo parossistico che non sveglia il dio dei cristiani e quello dei musulmani.
Dormono…anche gli dei vogliono che Mata e Grifone siano leggenda dell’Amore Oltre…Come me !
Grazie Amica Mia del dono. Mi ha consentito di tirare fuori dall’anima l’antica passione per le favole. Tu lo sapevi. Ecco perché mi hai donato anche l’inchiostro del ricordo!
Leggenda dei Giganti Mata e Grifone …a modo mio!
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