Un testo breve nato ascoltando le note dell’assolo di “The Great Gig in the Sky” dei Pink Floyd.
LA MIA FORMA
Mi slaccio il corpetto bianco, troppo stretto per questo torace. Lascio cadere la gonna bianca di tulle, facendo attenzione a non toccarla. Mi ricorda i confetti nella vetrinetta, quelli che collezionava nonna. Nonna ha sempre desiderato che continuassi a danzare.
Mi sfilo le scarpette bianche, il mio minuscolo peso sul mondo. «Devi essere leggera», sembrano dirmi con supponenza.
Arrivo ai capelli, le dita cercano le forcine con velocità, facendole capitolare una ad una davanti allo specchio. L’elastico, infine, libera la chioma e poi ritorna alla sua forma. A poco a poco.
Il trucco nero brucia negli occhi, come ogni volta che una lacrima raggiunge il parapetto delle mie ciglia, indecisa se buttarsi oppure tornare indietro.
Il parapetto crolla, stavolta. Frigge la lampadina sopra lo specchio.
Cosa resta di un liquido, quando il contenitore si rompe?
Esco dal camerino. Nel corridoio c’è solo buio e un passo tutto mio.
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