Sono tornata dopo un anno, in una mattina di fine giugno . Ho chiuso a chiave la porta sul pianerottolo silenzioso, alle sei ancora di più, solo il respiro di una notte che lascia posto al giorno. È un giorno chiaro e propizio, ci attende il lungo viaggio che ormai è diventato il solito viaggio, sulla lunga striscia d’asfalto che ci porta al sud.
Conosciamo questa strada, i suoi lunghi incessanti kilometri.
Ma c’è un cartello verde con la scritta bianca che mi viene davanti ed è già casa, è già famiglia. E poi la cupola in ceramica colorata sulla baia di sabbia e i ciottoli dove costruivo castelli per poi tuffarmi felice in un mare che contiene tutta la mia storia.
Ma l’auto continua la sua corsa e oltrepassa il porto, le grandi navi, la città che prese il nome dai due fiumi il Sele e l’Irno.
Reminiscenze scolastiche per la città di Salerno e il suo nucleo originario e ricco di celebre storia. Ci addentriamo in questa terra ricca di bellezze naturali, complessi monumentali, il mare del marinaio Palinuro e la magia di luoghi fantastici e millenari.
Oggi le cicale mi stanno acccompagndo mentre scrivo, mentre l’occhio si distrae un attimo per guardare il mare.
Come innamorata mi lascio sedurre da quel colore, dalle mille palombelle bianche che luccicano sotto un sole morente.
Questa storia d’amore non è destinata a continuare, ma non può finire in una notte d’estate.
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