Se partire e’ un po’ morire, tornare può essere una rinascita. È un’equazione senza numeri, senza dati. E’ un’emozione, il nodo alla gola. Il fianco verde di una montagna che si staglia lì da sempre, il soldato n. 1 che fronteggia il soldato n.2. La montagna piu bella, quella grigiazzurra, quella del tramonto d’oro.
E sono qui, nella stanza dei nonni, protetta dal calore che emanano i loro mobili e da tutto ciò che rappresenta per me quella casa che mi ha vista bambina, ragazza, donna. Oggi è un bel giorno. Torno a casa per festeggiare una nuova giovane coppia, sono qui per stare insieme a questi giovani e fare insieme agli altri cugini una cornice di sorrisi ed abbracci, uno scialle caldo sulle spalle esili della sposa come l’abbraccio dei suoi genitori , ormai angeli che la guardano da lassù. È bello ritrovarsi con quegli eterni ragazzi, i miei primi compagni di giochi. Con loro ho diviso giocattoli, salvagenti, piatti di pastasciutta e giorni di mare, a giocare per ore in spiaggia, a fare i tuffi, a saltare dalle barche ormeggiate al largo. Hanno come me negli occhi l’azzurro del nostro mare, hanno la semplicità di allora e qualche ombra in più nei pensieri. Bastano poche parole per comprenderci, con quella complicità e confidenza di quando giocavamo a carte intorno ad un tavolo. Sono esattamente sempre loro, il punto di riferimento pur vivendo in posti più o meno lontani. Sono le radici e sono i rami e le foglie di quella quercia forte che ci ha insegnato a volerci bene.
Le nozze
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