Un passo dietro l’ altro sulla spiaggia, finalmente, mia.
Non finisce l’Estate quando ripongo l’ultimo costume dentro il cassetto ” del mare”, l’angolo dell’armadio in cui, “ordinatamente” racchiudo i miei disordini marini.
L’ Estate finisce quando io saluto il mare e idealmente gli riconsegno le sue chiavi.
Da quel momento, paradossalmente, sarà solo mio perché nei miei e nei suoi inverni mi consentirà di carezzarne la fredda rena, di affidargli i miei pensieri, di bussare alle porte dello Stretto e di sedere con Morgana a bere i silenzi dell’anima.
Ieri l’ho salutato. In una pausa fra una preoccupazione ed un’ansia, fra un correre cittadino ed una stasi imposta. Le scarpe in rigoroso tacco 12 tenute saldamente in mano ed i piedi nudi a carezzare la rude sabbia che torna velluto, non più caliente ma tiepido tappeto al sole settembrino.
Il silenzio interrotto dall’onda e dallo stridulo vociare dei gabbiani e la voce del mare tornata limpida, non più sommersa dalle grida estasiate dei bagnanti.
Due poltroncine ed un ombrellone che ha pagato il suo impavido coraggio al vento mi vengono incontro. Tela strappata a dondolare silente, ferita non suturabile, come quegli amori a trascinarsi stanchi, vele, ormai, distanti sbattute dai marosi.
Due poltroncine. Vi ho visto le mani intrecciate degli addii. – Tornerò- disse lei con un filo di voce. – Ti aspetterò- rispose lui in un soffio di vento. L’ombrellone proteggeva dal mondo.
Ora il mondo è tornato coi suoi altrove. Due poltroncine vuote, una tela svolazzante destinata a rompersi appena il vento diventerà cattivo.
Ho salutato il Mare Mio,
ho proseguito il pigro cammino, dentro lo sguardo la malinconia di quelle poltroncine vuote…le poltroncine dell’addio.
Foto di Marina Neri ” Spiaggia Capannina RC”
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