I fratelli della mia generazione non erano fratelli, piuttosto padri guardiani, novelli Cerbero messi a guardia di porte che non dovevano essere violate.
Non potevi muovere un passo o avere quell’amicizia un po’ sopra le righe che passavi la prima rivista, quella severissima del fratello maggiore che, per ricattarti o farti ragionare applicava la fatidica formula “lo dico a papà” ed era abbastanza, perché tra epiteti irripetibili, calcolavi quel tanto che serviva a riguadagnare un po’ di pace.
Erano altri anni, altri tempi e le persone erano tutte profondamente diverse, lo era la loro educazione, altra cosa la società così distante da quella attuale.
I fratelli più grandi erano diversi loro malgrado, perché avevano l’ingrato compito di vigilare e proteggere i più piccoli e ancor più le sorelle.
Basta guardare un film in bianco e nero per rendersene conto, non era poi così diversa la realtà.
Tu non eri il più grande, era esattamente il contrario e per noi tutte femmine eri un po’ la mascotte di quell’allegra brigata composta in maggioranza da donne.
Eri in minoranza insieme a papà ma eri, a differenza sua, più complice, perché tra ragazzi ci si intende meglio.
Giunto dopo tanti anni e in modo inatteso avevamo vissuto il tuo arrivo con gioia mista a curiosità e non c’era mai stata l’ombra di quella maledetta gelosia infantile che tanto faceva e fa tribolare i genitori, quando sei costretto a parlare in silenzio perché l’altro figlio o l’altra figlia non ascolti e si ingelosisca.
È capitato in tutte le famiglie ma nella nostra? Non lo ricordo in verità.
Avevi avuto il privilegio di un nome particolare, non c’era stata alcuna discussione per questo, era tuo ancor prima che nascessi.
Papà aveva un fratello scomparso giovanissimo, tragicamente, e tu eri un po’ il suo alter ego, un naturale prolungamento della vita attraverso te che l’avresti vissuta per la prima volta e per noi l’unico modo di amare quello zio mai conosciuto.
Ti abbiamo amato, con i nostri caratteri tutti diversi, ti abbiamo coccolato e protetto e lo avremmo fatto anche dopo, quando mamma è scomparsa troppo presto per te che ancora ne avevi bisogno.
Avresti compiuto gli anni, in estate, proprio come me.
I tuoi figli sicuramente avrebbero fatto festa, ne avresti avuti di bellissimi.
La nostalgia è come la sete in estate, non dà tregua, è piena di perché senza risposte e a nulla serve chiedere.
E quelle parole, fratello mio, non le potrò mai pronunciare perché un alito di vento le ha soffiate via, per sempre.
Il destino dei bambini mai nati è stato scritto da qualche parte ma per noi resta incomprensibile.
Sei vivo sicuramente altrove e sei la mia buona stella, lo so.
Saresti stato sicuramente così oggi, un uomo buono.
Saresti stato un fratello eccezionale solo per il fatto di esistere pur con le ombre che da sempre caratterizzano la nostra famiglia.
Saresti stato un uomo che dà risposte, che c’è quando lo chiami.
Saresti stata una persona meravigliosa… se soltanto fossi nato.
Ciao Fra…
A Francesco
Commenta per primo