Quando ancora ti vedo arrivare, dai vetri della finestra, con quel tuo incedere smaliziato e sicuro, mentre percorri il marciapiede, fiera.
E quando ancora ti penso, sempre piena di energie, di voglia di ricominciare, di mettere tutto da parte.
Una lacrima a bagnarti le guance, ma poi via, a guardare oltre.
Quella vena di nostalgia, bella, a ricordare certi tempi andati, e poi il sereno che schiariva le nubi e mi abbagliava a e mi calmava.
Ti cullo, tra le mie braccia, come ieri e come in ogni tempo.
Non perdevi la rotta nel mare oscuro delle Parche, non temendo il male perché non avrebbe potuto toccarti.
Volavi tra i desideri sublimi dell’impossibile, attenta a non guastare la festa del miracoloso divenire.
Donavi nelle ristrettezze, amavi nell’odio, accarezzavi nel rancore.
Non so quale dio ti desse la forza.
Ma di certo galoppavi.
Senza freni, volare insieme era stupefacente.
Nell’ immagine, tratta dal Web: Le Moire Cloto e Lachesi intente a tessere il filo del fato. La Moira Atropo siede nell’attesa inesorabile di reciderlo – John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela).
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