Napoli è la città del caos; io e la mia famiglia viviamo in una delle strade più trafficate della città. Durante il periodo di lockdown causato dall’emergenza sanitaria per il Covid-19, tra i mesi di Febbraio e Marzo 2020, è stato strano assistere a profondi cambiamenti, dentro e fuori le nostre case.

Ph. Giulia Minolfi
Tantissime luci accese di sera, file ordinate fuori al supermercato, una nuova vita sui balconi, facendo sport o semplicemente rilassandosi, godendosi il surreale silenzio, rotto solo dal canto degli uccelli. La natura che riconquista il suo spazio, mentre le nostre case diventano il nostro unico luogo sicuro… uccidendo allo stesso tempo la nostra natura di uomini.

Ph. Giulia Minolfi
A molti, infatti, ha insegnato cos’è la paura; per alcuni è una paura del tutto insolita, quella del contatto. Una paura capace di trasformare un gesto gentile in una fonte di ansia. In un mondo dove tutti cerchiamo costantemente e con qualunque mezzo di restare in contatto, abbiamo iniziato ad avere paura di allungare una mano.

All’inizio della pandemia da Coronavirus, nel mese di Marzo 2020, era ancora difficile accettare i nuovi comportamenti da seguire per evitare la diffusione del contagio.
Ph. Giulia Minolfi
La stessa mano che, in cerca di contatto, avrebbe poi potuto contagiare le persone più care a noi vicine.

Ph. Giulia Minolfi

Ph. Giulia Minolfi
Catturare queste immagini è stato per me necessario per affrontare in maniera positiva il lockdown ed assimilare i cambiamenti che vedevo intorno a me.
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