Il mio film preferito è sempre stato, sin da piccola, Bianca di Nanni Moretti.
Avrò avuto 7 o 8 anni quando l’ho visto per la prima volta. E da allora, ogni volta che lo rivedo, resto soggiogata da Nanni, ovvero il professor Michele, e dalla sua ragionevole follia. C’è da dire che sono sempre stata incredibilmente golosa e quindi ho trovato naturale immedesimarmi nella scena del risveglio notturno e del barattolo di Nutella gigante. O anche nella scena del tunnel nel Mont Blanc, “vabbè, continuiamo così, facciamoci del male.”
Eppure, tra tutte le scene quella che considero di gran lunga la più geniale è quando Nanni, a colloquio con il commissario di polizia, chiede di aprire la tenda e guarda la strada ad altezza piedi. E da lì il suo indimenticabile discorso sulle scarpe: ogni scarpa una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo. E giù allora i commenti. Le espadrillas sciatte ed erotiche insieme, le scarpe cinesi che provocano, ma che vuoi provocare con le dita dei piedi?! E la nostalgia per i sandali blu da bambino. Ecco, questa scena, questa filosofia estetica, mi è entrata dentro e fa ormai parte della mia identità.
Mi capita spesso di ripensare a questa scena, quando seduta sulla poltroncina del mio studio di psicologia, aspetto i miei pazienti.
Ogni giorno entrano ed escono tante scarpe.
Scarpe comode, scarpe scomode. Scarpe alla moda, scarpe fuori moda. Ogni scarpa ha il suo piede. Ogni piede ha una storia, una fatica, un dolore, che porta e sostiene. Così negli anni il mio orecchio si è fatto abile nel riconoscere i passi dei pazienti che varcano il portone del palazzo e si apprestano a bussare alla porta del mio studio.
Due, tre, quattro passi. Pochi passi, ma significativi. Passi che accompagnano un’identità. Passi che esprimono uno stato d’animo. Passi che portano il loro messaggio.
C’è chi entra quasi correndo perché ha talmente tante cose da raccontare che ha paura che il tempo non basti mai.
C’è chi cammina mostrando noncuranza, come se stesse andando dallo psicologo per un parente o un amico, non per sé.
C’è il passo furtivo di chi spera di non essere visto. Il passo in ritardo di chi ha bisogno degli ultimi tiri di sigaretta prima di cominciare.
C’è la mamma più-bambina-che-mamma che entra quasi saltellando, sospesa su piedi piccoli e leggeri, che tiene sempre con le punte in dentro per paura di essere scoperta.
C’è il passo di chi curiosa in giro prima di bussare. Il passo che esita perché deve mettere in ordine gli ultimi pensieri.
C’è il rumore dei tacchi della donna che ha deciso di ricominciare. Il passo svogliato della donna che ha ricominciato troppe volte.
C’è il passo che cerca perdono per un tradimento. Il passo che vorrebbe scomparire, di chi è stato tradito dalla vita.
Il passo leggero di chi non ha ancora deciso cosa voler fare da grande. Il passo lento e affaticato di chi non vuole più assumersi la responsabilità della vita.
Il passo rigido e sfrontato di chi vuole tenere la vita sotto controllo. Il passo “so tutto io”.
C’è il passo che pesa, di chi vorrebbe solo dormire.
Il passo che urla perché è alla ricerca di aiuto. E il passo di chi è stufo di dover cercare ancora l’ennesimo aiuto.
Tanti passi. Tante storie.
Vite da accogliere, vite da ascoltare, vite da rispettare.
Ed io lì seduta, celata allo sguardo, ascolto i passi ed entro nel loro mondo, onorata e fiera di ricevere la fiducia di infilare quelle scarpe, assumere quel passo, sostenerlo e celebrarlo. D’altronde… “In your shoes!” come dicono gli americani!
foto di copertina: una scena dal film Bianca di Nanni Moretti
ho 77 anni e ora indosso o stivali in inverno o le Bernie” prima dell’estate( per questioni di stabilità) e poi finalmente i sandali infradito aperti e leggeri, come ho sempre fatto per tutta la vita .Per questo l’unica parte del mio corpo che non ha subito le ingiurie del tempo sono i miei piedi! Ma appena ho potuto dai diociotto vent anni circa ho sempre scelto scarpe belle ,particolari e “sexy”tacco 7/8 non di più ,per me era un modo di affermare in modo apparente ed un pò agressivo, la mia femminilità ! Non è una gran storia ma è la mia