OPERA IN CONCORSO
Fenix, la mia macchina, non ha il pilota automatico, eppure è avveniristica, mi conduce dove vuole, con una volizione che prescinde dalla mia intelligenza.
Comunica con me attraverso insoliti messaggi che ricevo nei modi più disparati e capta le mie emozioni ancora prima che esse si traducano in manifestazioni concrete.
Sa, ad esempio, che faccio fatica a trasportare il cuore.
No, non solo perché dopo la malattia dovrei averne cura, ma perché lo rimpinzo di problemi, non so dosare le bizze mie e i guai altrui, ne faccio minestroni e non gli chiedo mai se gradisca così tanto questo tipo di verdure. Mi illudo che la mia scatola di latta mi isoli dal dolore della gente e infilo le mie giornate dentro il frullatore delle ore.
Fenix sa essere infingarda, talora mi conduce in riva al mare e piuttosto che offrirmi un tramonto per sognare, per scrollarmi di dosso idiosincrasie e paure, mi fa scorgere imbarcazioni di fortuna e mani…mani disperate, piagate, piegate, stanche persino di pregare.
Accelera e zigzagando mi scuote dal torpore, quello che mi assale quando penso alla guerra che non è mai così lontana quando un sol uomo per mano di un altro, muore.
Poi si ferma. All’improvviso tace e temo sempre di non averle dato da bere. Ma il suo bicchiere è colmo, chiede soltanto di sapere perché sul mio volto compare un sorriso che vuole lacrimare.
È il nostro segreto…in fondo siamo donne. Ieri si è parcheggiata davanti al muro di una casetta bassa su cui stava scritto in rosso” Noi gente che spera”.
– Col coraggio dell’ utopia- risposi di rimando al muro che parlava.
Già…era un messaggio per me, per me che ogni giorno sono Donchisciotte, privo persino della preziosa Durlindana.
Indomabile Fenix mi aveva condotta dentro il mio cuore, quello in cui, nonostante tutti i nonostante, coi rammendi che gli ho fatto e coi buchi che non ho voluto ricucire, bussando, trovo sempre la Speranza… e le chiavi per riavviare sto motore! .
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