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Oh, giardino

A volte guardo il cellulare, passo da una pagina all’altra, senza rendermene conto, quasi un automatismo.
È un modo come un altro per rimanere sola con me stessa, scaricare la tensione, svuotare la mente.
Ma una volta, quando la tecnologia non era così avanzata, cosa facevo, invece, per gli stessi motivi?
Disegnavo, sicuramente. Niente di perfetto, ma originale sì.
E già da piccola mi piaceva scrivere.
Ecco dunque che, per ripercorrere i vecchi tempi, apro una grande scatola.

Un album, di quando ero adolescente, già grandicella… Ecco dove era finito!
Teste enormi, senza corpo, ma con le scarpe.
Strani fiori e piante che si intersecano, senza prospettiva.
Figure geometriche dai colori pastello, sempre intersecate.
Mi viene da pensare che la semplicità, probabilmente anche di pensiero, non fosse il mio forte, e nemmeno il senso della realtà.
Mah, chiamiamolo astrattismo!
E infine, ho trovato i vari numeri de “Il giornalino”.
La maestra ci faceva scrivere, tanto, e alla fine dell’anno ricopiava tutte le nostre creazioni.
Sfogliando il numero due, ho rivisto i nomi dei miei compagni delle elementari, e leggendo le loro righe, beh… Era davvero brava, la mia maestra, a farci credere di avere chissà quali qualità artistiche!
Finalmentte, trovo il mio nome, in calce ad una breve poesia, con accanto un disegno: un albero stecchito.
Prima di leggerla mi dico che un po’ migliore di quelle degli altri sarà!
Prendo gli occhiali, per vederci bene…

Dio mio! È oscena!

Dedicata ai miei alberi.
I miei alberi, sì, li rammento nel mio giardino. I miei genitori volevano tagliarli, ed io soffrivo per loro…
Magari non è proprio bella, ma che sensibilità però, dai, mi rincuoro.
Questi dunque gli inizi della mia “vena da scrittrice”.
Insomma, su, ero una bambina, e da qualche parte bisognava pure cominciare…

Foto di Lulamae con poesia di Lulamae bambina.

Pubblicato inGenerale

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