La pallavolo lo aveva sempre affascinato: quel tenere sempre la palla in aria e non farla cadere mai, la paragonava alla vita : avere sempre alti obiettivi, tenerla in alto con degli ideali forti, senza mai farla cadere nella polvere della ingiustizia, delle cattiverie, nelle falsità.
Aveva avuto la fortuna o la sfortuna, di nascere passionale, questo gli aveva sempre impedito di celare secondi fini: gli era impossibile, era troppo trasparente e prevedibile. Non aveva mai avuto le vie di mezzo percorse dalle persone calcolatrici.
I secondi fini sono innati negli introversi, non possono vivere negli estroversi che sono, invece, accusati di questi dai primi, in una sorta di traslazione nell’altro del proprio peccato. Un vizio antico che lo riportava all’allegoria di Caino ed Abele.
Mentre sorseggiava il primo caffè del mattino, con lo sguardo fisso oltre i vetri della finestra, sulle chiome degli alberi pettinate dal vento tornò a pensare alla pallavolo. E pensò a quanto nella vita servissero ginocchiere e gomitiere.
Le prime – rifletté – alleviano il dolore di quando la vita ci piega e ci mette alla prova tragicamente e ci aiutano a rialzarci. Sono un po’ come gli amici veri, le ginocchiere, penso’: non le senti, non ti pesano, ma quando occorre ti vengono in aiuto concretamente.
Ora, invece, pensò lui aveva bisogno delle gomitiere.
Già, perché lui da sempre attore della propria vita, per la prima volta aveva capito che doveva farsi spettatore paziente. E le gomitiere gli sarebbero state indispensabili: per stare alla finestra ed aspettare.
Non sapeva quanto avrebbe dovuto aspettare e questo gli dava il fermento e la disperazione dell’anima per lui vitali, ma era certo che la vita gli riservasse uno spettacolo forte, una sua rivincita.
Di quelle che valgono la vita intera.
La finestra era già al posto giusto, le gomitiere le avrebbe comprate subito, la pazienza, quella, era la cosa più difficoltosa da reperire, ma l’avrebbe trovata perché un ritorno desiderato vale una attesa lunga e difficile.
Aveva solo due certezze: che il caffè aveva fatto il suo lavoro e che il ritorno ci sarebbe stato.
L’assassina torna sempre sul luogo del delitto.
Ma lui si sarebbe fatto trovare vivo.
Le tue storie mi hanno sempre intrigato. Ho cercato anche di prendere contatto con te per chiederti se ti andava bene che le pubblicavo sul blog e non solo nel Gruppo ma non siamo riusciti a connetterci. Sono sempre ansioso di leggerti. Spero a presto