Mi affaccio al finestrino e tu sei lì, davanti al vagone che mi porterà via tra qualche manciata di minuti. Sei lì ferma, a pochi passi dalla mia partenza . Sei esile eppure fortissima. Hai una testa di riccioli fulvi che sfuggono dal cappellino calcato in testa. Hai gli occhi che non hanno freno, vanno dalla mia faccia alla gente che si accalca per salire. Stringi tra le mani la sciarpa che mi è sfuggita mentre salivo in treno. Ho detto “puoi tenerla” e dicendolo il groppo in gola mi ha strozzato altre parole. Vorrei dirti che se il treno ritardasse, farei un salto per starti vicino e deciderei di non partire più. Vorrei dirti che mi manchi già da ieri, mentre preparavo la valigia, cercavo un’ ultima scusa per rimandare, per restare con te. Vorrei dirti e rassicurarti che sarai sempre il mio primo e l’ultimo pensiero dei prossimi giorni senza te. Come farò a resistere senza pensare a quel sorriso tenero, a quelle fossette che mi fanno l’occhiolino, alle braccia all’improvviso intorno al collo, mentre sto lavorando. Potrei aver paura di perderti e al mio rientro di non trovarti lì, nel nostro mondo. Dai , vieni qui.., quel broncio fallo diventare un bacio, dimmi che mi penserai, che sarà dura, ma conterai le ore per vedermi finalmente ritornare. Il treno lentamente si sta avviando, dammi la mano, afferro il tuo respiro , asciugati quegli occhi, li asciugo io..,il treno si allontana, sei una piccola figura, un cappellino nero e la mano che saluta.
Partenza
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