Potrei fare un figurone ed iniziare citando Brecht colui che scelse il posto sbagliato perché gli altri erano stati tutti occupati. Potrei citare perfino Lorca con quel lamento di Ignazio alle cinque della sera. Ma nessuno descriverà mai lo strazio del mio pomeriggio estivo, dopo pranzo, quando da bravo ragazzino opponevo poca ed inutile resistenza alla seconda ora dopo pranzo detta “controra”.
L’ora della mia crisi esistenziale.
Voi tutti dovete sapere che la “controra” è stato per anni il mio terrore,il mio incubo estivo.
Lo dice la parola stessa “ora contraria” “ora perversa” l’ora della canicola, soffocante ed ardente.A quell’ora il sole sale allo zenit ed io guardavo attraverso la finestra come la sua ombra disegnava sull’asfalto presenze nere e confuse, ora di case ora di alberi che si allungavano e si accorciavano come elastici. Avevo ricevuto l’ordine tassativo di non disturbare e spesso raggomitolato su me stesso zittivo.
Quella era l’ora che il silenzio riempiva ogni spazio, il tempo si fermava, non passava mai.
Sfogliavo senza interesse ora un Tex ora un Cino e Franco che poi buttavo via senza interesse come un Mandrake qualsiasi.
Allora mi tornavano alla mente pensieri idioti di ragazze che magari di giorno evitavo, non ricordo per quale misterioso motivo.
Eppure il mio assistente spirituale continuava a dirmi che la donna della mia vita era già nata, forse abitava nel mio stesso palazzo, forse dovrei conoscerla, forse l’avrò già vista, certamente dovrò evitarla.
La presenza di una qualsivoglia ragazza seppure immaginaria mi terrorizzava. Il solo pensiero di stare insieme finché si campa mi faceva tremar le vene ed i polsi. Magari non ci starà, illudevo me stesso, magari si annoierà, piangerà e chiamerò la mamma. Un grosso guaio questa storia di mettere insieme un maschio ed una femmina che non sono neanche parenti e sicuramente lei avrà i capelli rossi ed i calzini corti bianchi. In quei terribili momenti era mio compagno di libertinaggio e di sventura durante tutta la controra mio fratello Lillino.
Ora non c’è più, volle andar via prima del tempo ed io non riuscii a fermarlo e per molti anni pensai che mia madre mi avrebbe per questo sgridato. Lui aveva avuto sempre una gran fretta come se avesse capito che non gli restava tempo.
Finirono presto le nostre controre e non ebbi il tempo di raccontargli come fu quel giorno, vicino alla fontana, che vidi una ragazza con i capelli corti ed un sorriso aperto e gli chiesi non so perché : Come ti chiami ?
nell’immagine: la ragazzina dai capelli rossi dei Peanuts
Bravo Salvatore un racconto semplice ed emozionante.
Ci siamo passati tutti. E’ bello rivedersi nelle tue storie.