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Plebei e partigiani.

Una voce mi chiede: ma cos’è il 25 aprile?
Un’altra risponde: la festa degli aquiloni!
Non so, penso, come sia possibile.
Come possono non sapere? Si festeggia ogni anno…
Però è cosi.
Nonostante i quindici anni, nonostante i dieci anni di scuola, il 25 aprile è la festa degli aquiloni.
Mi chiedo, allora, è stato taciuto, o più probabilmente i ragazzi non ne colgono più l’importanza?
Penso e ripenso. Tempi lontani per loro, che vivono in “un mondo fuori dal mondo”.
Sono nati in un mondo libero, o così credono.
In un mondo libero fatto di guerra e non di pace.
Giocano e scherzano, ma qualcuno deve fargli capire che la libertà ha un costo.
È costata la vita allora, e costa la vita oggi.
Come la schiavitù, anch’essa costa la vita.
Due facce della stessa medaglia, che non può però essere lanciata a caso per decidere le sorti.
Un vento strano entra dalla finestra. Chiudiamo per non sentire freddo.
La mia faccia è seria quando dico loro che la storia non è la pagina stampata e numerata di un libro.
La storia è la nostra vita.
Quella passata, presente, e soprattutto futura.
Che non basta gridare la pace se non si conosce cosa è stata la guerra.
Scendere dal mondo idilliaco del “non mi riguarda perché è successo tanto tempo fa” è fondamentale per poter gridare la pace oggi.
Se la scusa è “ma noi adesso studiamo la storia antica”, vi dico che da lì parte tutto.
Che un dominatore ha reso sudditi popoli interi.
Che un dominatore usava gli schiavi per arricchirsi.
Che la rivolta di Spartaco e dei suoi è stata soffocata nel sangue.
Che uomini potenti nelle armi, come Mario, Crasso, Pompeo, Cesare, Ottaviano hanno cancellato la fede repubblicana romana, mai davvero del tutto democratica, ma che comunque è passata per le lotte dei plebei, dei contadini senza terra.
Che popoli affamati e ritenuti incivili dai Romani, che però se ne servivano, distrussero quel dominatore.
Dunque la storia è un ripetersi di sopraffazioni, di guerre, di omicidi.
Oggi non dovrebbe essere così, dopo che che il nostro vantato progresso ha scritto documenti fondamentali a sostegno della dignità umana.
E invece se ne vedono di tutti i colori, in questo mondo globalizzato, dove regna la povertà, quella che porta alla fame e all’ignoranza.
Cominciare ad amare l’uomo e non il suo potere, non il suo denaro, sarebbe la grande vittoria.
Ancora lontana dal nostro piccolo prossimo orizzonte.

Immagine tratta dal web

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