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Primo Maggio Festa ai lavoratori

 

La lingua italiana ha una parola identificativa per ogni cosa. Anche le preposizioni divengono un lessico che si fa latore di messaggi.

Cambiando la preposizione muta il senso di una frase.

Primo maggio festa dei lavoratori. Questa la definizione originale. Da parecchi anni divenuta ” primo maggio festa ai lavoratori”.

Non scomodiamo la Crusca per capire la differenza abissale fra le due preposizioni. Un mutamento di forma che diviene sostanza, il passo labile fra festa e tragedia.

– Mamma, che festa è? – chiede ironicamente il mio primogenito inviperito dai ” diritti divenuti favori” e dalle migliaia di contraddizioni , non solo in termini, di questo nostro tempo.

Non è consapevole del valore delle commemorazioni, non ha il conforto della Memoria, vive nell’ epoca delle ipocrisie istituzionalizzate e sconta sulla sua pelle i fallimenti di coloro, me inclusa, che voleva cambiare il mondo e si è fermata alla curva della sua veste borghese.

– Diritto al Lavoro sancito dalla Costituzione? Mamma è come quel Diritto allo Studio che mi impedisce di accedere alla facoltà di medicina senza spendere capitali in corsi, in tolk, in quiz e stronzate varie?-

Amaramente irriverente il giovane uomo. Molti suoi amici lavorano ai call center per 300 euro al mese, ricattati dal precariato che strozza ogni anelito di futuro. Altri salutano queste latitudini e portano il loro pensiero negli altrove del mondo.

Lui insegue il suo sogno e sa che non potrà stargli dietro ancora per molto. Eppure tutto gli parla di Lavoro. La Scuola con l'” alternanza” , una straordinaria invenzione per ” educare ” alla schiavitù. Il linguaggio didattico muta e mutano le priorità. Non più “conoscenza” ma ” competenza” , ” curriculum dello studente” in cui non vi è solo la valutazione della preparazione del giovane, ma i ” crediti” accumulati con le esperienze extra scolastiche. I ranghi sociali abbattuti dalla Storia e tornati subdolamente, fatti rientrare dalle finestre dagli stessi che ne avrebbero dovuto tenere sprangate le porte.

Il Futuro che deve divenire incerto perché dal bisogno nasce la docilità. La conseguenza di ciò è l’accettazione delle concessioni e l’abiura di ogni rivendicazione.

Sarebbe facile per me asserire: – è colpa del governo, di questo esecutivo, se piove insicurezza-
Sappiamo tutti che non è così.

Quando il sindacalista gioca a tennis col padrone presto il croupier pronuncerà il “rien ne va plus”. Quando la Sinistra violenta lo Statuto dei Lavoratori al pari di come piccona la Costituzione si comprende che il re è nudo. Quando il legislatore , eletto con norme di legge elettorale palesemente incostituzionali, preserva se stesso con guazzabugli normativi che neppure Teseo aiutato da Arianna saprebbe sbrogliare, il letto è sistemato. Quando persino le aule di tribunale divengono , e i giornali ne hanno dato grande risalto mediatico con il caso Palamara, ricettacoli di nomine politiche e le sentenze, spesso per come da inchieste dimostrato, si prostrano alla antichissima legge non scritta della ” gratitudine”, la pentola bolle con la rana dentro. Quando il cittadino smette di essere Sovrano per investitura costituzionale e si genuflette rendendosi schiavo prono al Potere, i piani delle varie logge non hanno più bisogno di restare celati.

Quando il Governo, nel giorno del Primo Maggio discute il Decreto Lavoro tutto è compiuto.

Criticare la Destra perché fa la Destra?
Ma che tempismo da parte delle opposizioni! Disunite, sfilacciate, ” sprogrammate” , incapaci di fare quando era il loro Tempo per il Fare.

Oggi , quindi, mentre sindacati e pseudo sinistra gridacchiano ” al lupo, al lupo ” mentre cantano al concerto e , facendo passerella, sciorineranno i triti ” mai più” delle morti sul lavoro, il governo di Centro/Destra ” lavora” per il ” lavoro di domani”.

Lo fa con la ” decretazione di urgenza” perché il Parlamento ormai è esautorato dalle sue funzioni. Lo fa con decreto che amplia l’ utilizzazione dei voucher, incentiva le imprese alle assunzioni a termine.

E noi? Tutti zitti e buoni. Niente lagna purché se magna.
E la festa AI LAVORATORI è servita. Perdonami, figlio mio.

Pubblicato inGenerale

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