Seduta sul muricciolo, vi guardavo giocare, immersi nella penombra che annunciava il buio della notte.
Amavo quello spazio solo nostro, dopo cena, radunati nella piazza suggestiva antistante il campanile.
Era una corsa contro il tempo, prima di andare a dormire.
Correre, rincorrerci e cadere, e prenderci all’improvviso, di soppiatto. E scoprirci felici senza motivo.
Quella sera, però, un pensiero mi aggrediva, e mi lasciava stanca.
In disparte, non vi riconoscevo quasi, di fronte a me.
La cappella sconsacrata, nascosta tra gli alberi, mi aveva accolto qualche giorno prima nel gioco del nascondino.
C’era chi contava… Per venirmi a cercare.
Un tocco, ma non di qualcuno di voi che avesse scoperto la mia tana.
La gonna a pieghe si era alzata, ma le calze erano bianche, corte, da bambina.
Una fuga tra i cespugli.
foto di Paolo Roversi
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