Entrò dalla porta e tutti si girarono verso di lei.
Sapeva di essere bella; ne era consapevole da sempre e anche adesso, a quasi settant’anni, la sua personalità era percepibile.
Era bella e particolare, non vestiva alla moda; aveva uno stile suo e lo ostentava con disinvoltura. Le sue camice bianche, le sciarpe lunghissime, i pantaloni maschili, i suoi costosissimi foulard, erano storia nella nostra famiglia. Zia Sandra era una donna favolosa e tutti noi l’ammiravamo ma aveva anche un cervello veloce e razionale, sempre informata e capace di dialogare con chiunque e su svariati argomenti.
Il suo ingresso, come sempre, catalizzò lo sguardo di quanti stavano nella stanza. Lei ci mandò un bacio circolare poi afferrò una sedia e si sedette con le gambe accavallate.
“Allora, ci disse; perché mi avete chiamata con tanta urgenza? Mi auguro che si tratti di una cosa importante, sapete che ho tante cose da fare.”
Sempre così; lei era costantemente impegnata come se il tempo non le bastasse mai.
Aveva insegnato matematica e adesso si godeva il suo tempo facendo quello che amava di più; viaggiare.
Ci facemmo coraggio e come deciso in precedenza, Paolo prese la parola.
“Zia Sandra abbiamo una lettera per te da parte della mamma.”
La settimana prima, mentre facevamo spazio nella casa della mamma, avevamo trovato quel pacco di lettere legate con un nastro e il biglietto che vi era allegato ci aveva sorpreso. Eravamo tutti presenti i quattro figli e quella sorpresa ci incuriosì non poco. “Da aprire e leggere dopo la mia morte. Mamma”, così recitava il biglietto.
Che strana novità era quella? Avevamo tutti la sensazione che quelle lettere celassero qualcosa di segreto e poterlo scoprire subito ci spaventò un po’.
La mamma non era un tipo da segreti e questa novità ci fece pensare che forse non la conoscevamo tanto bene; lei aveva taciuto qualcosa e adesso, noi, dovevamo scoprirlo.
Fu Anna, la più giovane di noi che aprì una busta segnata con la scritta “Importante”, poi la passò a Paolo dicendole di leggere ad alta voce.
Nella stanza calò il silenzio mentre Paolo leggeva quello che c’era scritto.
Cari figli, so che quando leggerete queste parole rimarrete stupiti per non aver saputo prima certe cose della nostra famiglia ma è tempo che veniate a conoscenza di alcuni fatti che sono accaduti tanto tempo fa.
Io e la zia Sandra non siamo sorelle; vi meravigliavate della nostra diversità e adesso capirete la ragione.
Sandra era la figlia del federale S. e quando gli alleati sbarcarono in Sicilia, i suoi genitori si dovettero nascondere per non essere arrestati. Furono tempi violenti e l’umanità subì la peggiore offesa che una guerra porta con sé; ci furono vendette e assassinii sommari e i genitori di Sandra pagarono con la vita la loro fede politica. Mio padre trovò quella bambina ferita ma ancora viva, nelle braccia di sua madre e la portò nella nostra vecchia casa di campagna dove la nonna la curò e se ne prese cura. Poi la dichiarò come figlia, d’accordo con mia mamma; al tempo, Sandra aveva quattro mesi; dopo tre anni sono nata io.
Cari figli, Sandra per me è stata una vera sorella; mi ha sempre amata e protetta e quando, pochi anni fa, la vostra nonna mi confidò tutto, non ho avuto il coraggio di dirglielo.
Tocca a voi farlo e spero continuerete ad amarla come l’ho amata io.
Vi unisco tutti i documenti che mia madre mi ha lasciato e che appartengono a Sandra; fatele avere tutto e ditele di perdonarmi per il mio silenzio.
Paolo si fece avanti e con calma passò la lettera alla zia.
Cominciò a leggere mentre noi la guardavamo attente.
Aspettavamo che sollevasse gli occhi, quei suoi incredibili occhi azzurri.
Improvvisamente si alzò e aprì la finestra; boccheggiava e cercava l’aria per respirare. Fu Anna che corse a sostenerla, proprio quando si stava accasciando.
Sentì un dolore forte al petto, come una stilettata, poi un senso di vuoto immenso, infinito. Le sembrò di nascere in quel momento, di non appartenere a nessun luogo. Sola tra tante persone, senza un legame di provenienza.
Aveva pochi indizi per recuperare un passato che si era perso nel tempo, ma lei sapeva come tornare a ritroso nel passato che le era sfuggito. Si guardò le mani affusolate, poi strinse forte quel foglio di carta che la riportava indietro nel tempo e la sua voce suonò chiara e serena.
E’ urgente che io mi riappropri di chi mi ha generata, nel bene o nel male. Oggi staremo insieme e parleremo di noi, dopo comincerò le ricerche. Voglio sapere da chi provengo.
Questo era zia Sandra, una bella persona, proiettata sempre nel futuro.
nell’immagine: Jean Vermeer, Donna in blu, 1663 circa
La tua vita sembra un racconto infinito. Ti leggo sempre con grande curiosità per vedere cosa uscirà dal forziere. Vita densa, vita fatta per essere raccontata. Vita da romanzo, come questa storia che sembra tratta da un’antologia dell’ottocento. Belle atmosfere, bei quadri, bella grande famiglia, la tua