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Serenella

Scorreva le pagine di un diario.
Leggeva senza sosta.
L’aveva trovato avvolto in una carta da pacchi, in fondo al vecchio armadio della sua camera da letto.
La mamma, Lidia, le aveva raccontato di quel mobile speciale, appartenuto ad una sua zia, Miranda, che tanto le aveva voluto bene quando era piccina.
Senza figli, Miranda aveva coccolato Lidia oltremodo: con tenerezza le accarezzava i capelli biondi e lucenti, la riempieva di baci, e la portava nei prati a camminare, correre, bagnarsi di sole.
Quando era morta, Lidia aveva pianto a lungo. Senza di lei il mondo era cambiato. Improvvisamente oscuro, le sembrava, triste, e senza speranza.
La morte della zia, a soli venticinque anni, era stata improvvisa, senza risposte e senza adii.
L’avevano trovata, una mattina, che pareva dormisse, ma Lidia aveva notato un pugno chiuso…
E le si era stretto il cuore, pensando che forse la zia aveva sofferto, provato dolore.
Proprio il giorno prima Miranda le aveva promesso due giorni al mare, insieme, a divertirsi, e poi eccola: stesa, pallida, lontana.
A Lidia era sembrato di non respirare, di soffocare, di non poter più essere felice.
Crescendo, si rese conto di quanto speciale fosse stata la persona che le era stata accanto, Miranda, e si disse che l’aveva amata più di sua madre, più del padre, del fratello.
La vita era continuata, affollata di ricordi e momenti in cui avrebbe dato qualsiasi cosa per riabbracciarla.
Poi era nata lei, sua figlia, ed aveva notato una somiglianza strepitosa con la donna che portava nel cuore. Somiglianza fisica, e non solo…
Più Serenella cresceva, più il suo viso assumeva contorni familiari, il sorriso trasudava allegria, pacatezza, leggerezza, simpatia.
Lidia non avrebbe potuto desiderare di più: una figlia come lei, come Miranda, che le riempiva il cuore e saldava un conto aperto col passato.
Un giorno Serenella aprì l’armadio, e dietro gli abiti appesi, notò un cassettino incastonato nel legno, un “cassetto segreto”.
Lo aprì e vi trovò un pacchetto, e dentro un diario.
Si domandò se sua madre sapesse, ma non chiese e iniziò a leggere.
La prima pagina: “Diario di Miranda”.
La scrittura sciolta e disinvolta rivelava un’autrice incantevole, piena di fantasia, grazia e bontà.
Giorno per giorno la prozia aveva annotato pensieri, considerazioni, gioie e timori.
Alla ventesima pagina, la nascita di Lidia, bambina attesa e desiderata con trepidazione.
Alla trentesima, e così alla quarantesima pagina, sempre Lidia, solo Lidia.
“Lidia cresce, è bellissima come un angelo, bionda e sempre splendente…”.
Serenella era perplessa: Miranda non parlava mai di sua sorella, la madre di Lidia, che ella aveva portato in grembo.
E perciò ora Serenella capiva davvero quel piccolo deserto ancorato all’animo della madre: Miranda l’aveva amata sopra ogni cosa, persona.
E lei, Serenella, era amata allo stesso modo dalla mamma.
Alla sessantesima pagina, Miranda aveva scritto: “Il mio destino non è di vivere a lungo su questa terra, lo so per certo, ma la mia creatura è viva, è sana, e il male non la sconfiggerà. Un destino crudele mi ha colta, lo so fin dalla nascita, e per questo, sorella, te l’ho affidata. Il patto tra noi: lei non saprà, ma entrambe l’ameremo con affetto infinito”.
Serenella, Serenella che stupiva, che conquistava il mondo!
Lidia era orgogliosa di lei, ormai aveva preso il volo, dritta e mai incerta verso il futuro!
Serenella, Serenella…
“Domani vado al mare, mamma”, le disse.
Ogni volta, a quella parola, mare, Lidia sussultava dentro, ma poi si conteneva, cacciava i fantasmi, e augurava ogni bene e divertimento alla sua adorata Serenella.
“È ora di alzarsi, piccola mia, il sole è radioso e fiammeggiante! Sarà una bellissima giornata per te!”.

Serenella, Serenella! Perché non rispondi?

Nell’immagine: Ritratto di una ragazza bionda di Xenia Barinova

Pubblicato inDonne

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