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Si ricorda di me?

Entrò nel mio ufficio, spingendo piano la porta, quasi piegata in avanti, e si avvicinò alla scrivania con titubanza, come a volersi rimpicciolire. La invitai a sedersi, consapevole che qualcosa non andava. Continuava a guardarmi e quando le sorrisi, cercando di metterla a suo agio, mi disse: si ricorda di me? Non mi ricordavo di lei e cercai di dirglielo ma mi fermò subito dicendo; ci siamo viste al consultorio, lei faceva un corso d’ igiene neonatale per noi mamme, si ricorda? No, non ricordavo, tra le tante donne che vedevo in quelle affollatissime riunioni, il suo viso. Mi spiace dissi ma sono qui per ascoltarla, mi dica è venuta per l’ iscrizione al nido del bambino? Cambiò espressione, si alzò e girò dietro la sedia dov’ era seduta poi mi rispose con un filo di voce:- quale bambino? Capii che qualcosa in lei stava accadendo, si torceva le mani e continuava a guardarmi. Mi feci coraggio e chiesi perchè fosse venuta al nido, cosa potevo fare per lei. La guardai meglio e mi occorsi della sua magrezza, aveva un dolore che la consumava e gli occhi brillavano troppo; stava per piangere. Il mio bambino non c’ è più, disse: non posso iscriverlo al nido, non potrò più tenerlo in braccio ma volevo vedere il posto dove l’ avrei accompagnato tutte le mattine, sentire e vedere gli altri bambini che frequentano e provare a immagginarlo tra di loro. La voce mi si bloccò in gola, cercai disperatamente di parlare ma le parole non riuscivo a trovarle e neanche ci provai. Mi alzai come un automa e la presi sottobraccio; andiamo, le dissi, ti porto a visitare il nido.Le parlai dei giochi, delle attività che i bambini facevano durante il giorno, le feci visitare ogni angolo, la guidai in quella sua dolorosa prova di visualizzare una presenza cara e cercai di consolarla con le parole che amavo dedicare alle mamme che si affidavano alla mia esperienza. Lei mi seguì con attenzione, guardò ogni cosa, ogni oggetto, accarezzò le culle e i giochi che si trovavano ovunque. Lasciai che si perdesse in quella visita anomala di un luogo che aveva desiderato per un bambino che non c’ era più. Quando si saziò di guardare mi ringraziò e ci abbracciammo. Le dissi di tornare se ne avesse sentito il bisogno e la vidi uscire con un nodo in gola. Quante mamme avrò visto in 30 anni di quel lavoro?

Non le ricordo tutte, ma di lei non mi dimenticherò mai.

 

Pubblicato inBambini

2 Commenti

  1. Marilla Lovato Marilla Lovato

    Molto bello. Trasmette appieno la sensibilità di chi ha colto il dolore profondo dell’altro e in qualche modo cerca di lenirlo.

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