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Siamo in Palio

L’Italia è un paese di sfide e di rivalità, di dispute e di gare: in tutta la penisola si contano più di cento Palii.

Attraverso corse di cavalli, di asini o di oche, all’interno di contrade, rioni o paesi vicini, a far vivere le sfide, a ripetere ogni anno riti e giuramenti, ad animare le competizioni, a colorare strade, vicoli o piazze, è la gente.

Persone di ogni età, uomini e donne, ragazzi e bambini. La passione, la creatività, l’impegno, gli allenamenti, lo studio, le prove; le ore passate a cucire, a suonare, ad alzare al cielo bandiere, a preparare gli ornamenti, a ripetere i passi cadenzati dei cortei, a tendere archi, a dare il colore, a metterci il sangue: ogni palio, in qualsiasi parte d’Italia, è soprattutto una storia di popolo.

Una storia che si ripete ogni anno uguale e diversa, dal Friuli alla Sicilia, con la scusa del drappo da conquistare e da esibire, deridendo o insultando il nemico – di contrada, borgata, rione o paese – per un giorno, o per un anno o per una vita intera: il cliché è lo stesso ovunque.

A Siena, ad Asti, a Ferrara, ad Alba, a Cividale, a Piazza Armerina, a Lacchiarella, a La Spezia o ad Oristano, il protagonista è l’orgoglio di appartenere a un luogo, a un gruppo, a un pezzo di storia.

Ovunque il turista è solo un osservatore di passaggio, un testimone casuale di una rivalità, vera ed antica, o recitata per l’occasione, ma comunque, per lui, coinvolgente e memorabile.

Una rivalità le cui radici sono nelle vicende del Medioevo, dal XIII al XV secolo e i cui protagonisti sono i Comuni, l’Imperatore, le Repubbliche Marinare, Condottieri e Signorie.

Ed ogni rivalità accende il fuoco della sfida, della tenzone o della gara: fra fantini o fra cavalli smossi, fra arcieri, giavellottisti, sbandieratori, portagonfaloni e fra i diversi personaggi delle manifestazioni storico medioevali che riempiono i borghi, le piazze ed i vicoli di colori, acconciature, gioielli, vestiti, strascichi, scialli, copricapi, armature, elmi, carri e animali.

E poi la musica e le bandiere, la coreografia e la colonna sonora delle manifestazioni, dei cortei e delle sfide. Dopo ore ed ore di prove, di studio e di esercitazioni, per imparare millimetriche sincronie dei movimenti, donne e uomini, giovani, giovanissimi e meno giovani, danno spettacolo con le esibizioni e con le gare degli sbandieratori.

Quelli di Montagnana, un comune del Veneto, sono fra i più bravi di tutti. Dopo il Palio, sbandieratori e musici dell’Associazione Città Murata, partecipano ai campionati nazionali di quella che è una disciplina sportiva come le altre, riportando spesso entusiasmanti affermazioni.

Proprio a Montagnana, il cui Palio, denominato Palio dei Dieci Comuni, ha una storia breve e moderna, si ha la percezione assoluta che a fare di una festa con costumi medioevali un vero e proprio Palio, è solo la voglia delle persone che trovano soluzioni creative alla penuria dei finanziamenti e che riescono magicamente a far entrare tutti, abitanti e visitatori, nell’atmosfera del primo medioevo, curando i dettagli dei costumi ed il passo dei figuranti nelle sfilate, preparando una scenografia emozionante a quelle che sono le competizioni proprie di un Palio.

Montagnana è il luogo ideale per far rivivere le atmosfere e le attività del medioevo. La cinta muraria medioevale meglio conservata d’Europa racchiude un centro storico con una piazza tanto grande da sembrare fatta apposta per ospitare le rievocazioni storiche, i giochi medioevali e le esibizioni degli sbandieratori. Nel vallo che circonda le mura si svolgono la Tenzone degli Arcieri, la gara dei portagonfaloni e la corsa dei cavalli che rappresentano le dieci comunità dell’antica “Sculdascia” montagnanese. La Rocca degli Alberi che domina il vallo ad occidente, infine, ospita, nella sera del Palio, la coreografica manifestazione dell’incendio che sorprende i turisti e sbalordisce i bambini.

Il Palio dei Dieci Comuni si tiene dal 29 agosto al 1° settembre, ma già nei mesi precedenti anche nel più piccolo dei paesi fervono i preparativi che coinvolgono tutti, grandi e piccini.

Se si va a chiedere in giro, ciascuno ha un ricordo da raccontare: quando da bambini assistevano alle sfilate sognando di parteciparvi o da adulti decidevano di celebrare il proprio matrimonio in costume medioevale, quello della sfilata del Palio.

In molte famiglie il ruolo di tamburino o di sbandieratore viene tramandato da padre in figlio o da fratello maggiore a sorella minore, perchè questa è la forza del Palio: l’orgoglio delle persone che lo mettono in scena ogni anno.

Siamo in Palio è un tributo a queste persone, alla gente dei dieci paesi, a loro, veri protagonisti di quei giorni di festa che richiamano, ogni anno, decine di migliaia di spettatori.


(foto di Castagna, Gusella, Mantoan, Paggiola, Votano)

Abbiamo chiesto una testimonianza, una risposta a due domande, alle persone che sono in Palio:

  1. racconta una tua esperienza all’interno di una edizione del Palio: una cosa che hai vissuto o che hai visto e che ti ricordi perché ti ha emozionato;
  2. se potessi decidere di cambiare qualcosa come ti piacerebbe che fosse il Palio.

 

le foto delle interviste sono di Marilla Lovato

 

Stefano Gastaldo, Presidente Associazione Palio Dieci Comuni:

  1. Avevo 12 o 13 anni quando ho partecipato al primo palio come portabandiera, ero in corteo dietro alla scuola di Saletto, ma il ricordo più vivo e bello che ho è quando il mio Comune, Megliadino San Fidenzio, ha vinto per la prima volta il Palio. Era il 1986, l’anno precedente ci eravamo piazzati al secondo posto con lo stesso fantino. Fu un Palio molto bello anche perché agganciato al drappo scarlatto del Palio c’era un’opera del grande artista Pietro Annigoni, una delle opere – secondo me – più rappresentative che siano state donate all’Associazione.
  2. C’è bisogno di rinnovamento: il format deve cambiare. Per quest’anno pensiamo di concentrare tutte le attività del Palio in soli tre giorni in modo da poter offrire a chi partecipa ed a chi viene a vederlo uno spettacolo intenso e indimenticabile: dalla cena medioevale ed il giuramento dei capitani, alla tenzone degli arcieri e degli sbandieratori, fino alla corsa dei cavalli ed all’incendio della Rocca che chiuderà la domenica sera primo settembre il 43esimo Palio dei Dieci Comuni.

 

Irene Saoncella, Casale di Scodosia:

    1. La cosa che mi ha coinvolto e che mi ha spinto a partecipare al Palio è stata una gara fra gli sbandieratori e, perciò, ho cominciato, nel 1992 come tamburina. Sono stata nel gruppo fino al 1999 e poi ho cominciato ad impegnarmi nell’organizzazione dello spezzone di Casale nel corteo. Partecipare al Palio ci entusiasma: tutti si divertono anche perché al nostro Comune tocca, come figura da rappresentare nel corteo medioevale, quella dei popolani perciò ci sentiamo molto liberi nello sfilare e non dobbiamo essere necessariamente rigidi. E poi siamo tanti! Tre anni fa noi di Casale eravamo duecento. A darci una mano c’è un ex sbandieratore che partecipava al Palio, che ha scelto di diventare frate ma in tutte le parrocchie in cui è andato ha insegnato ai ragazzi a sbandierare, ha parlato del Palio, del corteo storico ed ogni anno li ha coinvolti, facendoli partecipare con noi. L’ultima volta sono arrivarti addirittura da Budapest, dove adesso lui si trova, insieme a quelli degli altri posti in cui lui è stato in questi anni.
    2. Vorrei che i comitati dei diversi comuni fossero liberati dalle riunioni su questioni burocratiche e che si potessero occupare solo ed esclusivamente della sfilata. Mi piacerebbe che i cavalli e i fantini fossero scelti dall’associazione centrale e poi distribuiti ai diversi comuni per sorteggio. Mi piacerebbe poi che all’interno del corteo quelli che come noi interpretano personaggi popolari facessero anche delle attività “di gruppo” (tipo flash-mob) per rendere la sfilata animata e più coinvolgente, sia per chi è in corteo sia per chi lo guarda.

 

Nicola Cagnotto, Comune di Montagnana:

  1. Sono 30 anni che sono all’interno del Palio e, quindi, ho molti ricordi belli. Forse quello a cui sono più legato, anche perché l’ho vissuto insieme a Chiara, mia moglie, è stato quando ho vinto la gara degli arcieri, nel 2016, e sono andato a ritirare il premio con mio figlio Andrea in braccio. Altro ricordo vivo è quando Montagnana ha avuto il suo anno d’oro, il 2007, in cui ha vinto la tenzone degli arcieri, quella degli sbandieratori e la corsa dei cavalli. Indimenticabile!
  2. Chi ama il Palio ama anche l’ultimo ciuffo di erba, il crepitio delle fiaccole, ama tutto, tutto è bello! Io credo che bisognerebbe creare un gruppo di responsabili di settore ciascuno dei quali sia definito una volta per tutte all’interno di un organigramma scritto in modo che per qualsiasi esigenza ci si possa rivolgere alla persona giusta, quella che ha il ruolo.

 

Claudia Alfonsi, Comune di Megliadino San Fidenzio:

  1. Ho fatto il mio primo Palio a dieci anni nel gruppo degli sbandieratori di Megliadino. I miei genitori si erano trasferiti lì ed hanno pensato di aiutare l’integrazione mia e di mia sorella iscrivendoci al gruppo. In quel primo piano non ho suonato il tamburo ma ho fatto il porta bandiera e quando sono arrivata al vallo mi era venuta una tendinite allucinante perchè la bandiera era pesante per una bambina come me. Da allora sono 22 anni che partecipo al Palio ed ogni volta la sfilata è una grande emozione: quel costume, suonare davanti a tutti, vedere negli occhi degli spettatori la gioia ed anche l’ammirazione per me è un’emozione che si ripete ogni anno come se fosse la prima volta. Per me è un orgoglio partecipare al Palio. Ho altri due ricordi che mi tornano alla mente. Quando al mio fidanzato di allora e compagno di adesso, Gianmarco, è stato chiesto di allenare la cavalla per la corsa del Palio, anche io ho dato una mano – perchè i cavalli sono una passione comune – e così vederla correre il giorno del Palio è stata una grandissima soddisfazione. Ed infine il clou, l’anno scorso, quando ha vinto Megliadino, io non ho potuto sfilare perché avevo Federico piccolissimo, ma nei festeggiamenti nel vallo c’era anche lui, il più giovane “contradaiolo”, fra noi felicissimi!
  2. Io riporterei l’incendio della Torre alla domenica, in chiusura del Palio come era fino a qualche anno fa quando dopo la corsa e le sfilate per Montagnana tornavamo tutti nel vallo ad aspettare l’incendio. E poi voglio esprimere una mia grande preoccupazione: che il Palio vada con gli anni a morire. Non so esattamente quali possono essere le iniziative per tenerlo in vita ma penso che dobbiamo rimanere fermi alla tradizione del Palio e non sostituire, magari progressivamente, le competizioni fra sbandieratori in altri luoghi, come i campionati, con quella che deve rimanere al centro dell’impegno di tutti: la sfilata e la tenzone degli sbandieratori nel Palio dei Dieci Comuni.

 

Laura Danese, Comune di Masi:

  1. Sono la responsabile del gruppo degli sbandieratori e musici del mio Comune, un gruppo che è stato ricostituito l’anno scorso,  che ha richiamato anche quelli più vecchi che si erano allontanati nel corso degli anni e questa cosa mi dà una grande soddisfazione. L’aneddoto che mi ricordo e che non mi scorderò mai è questo. Nel 2003 non potei partecipare al Palio perché lavoravo al bar del mio paese. La mattina del giorno del Palio venne a prendere il caffè nel bar dove lavoravo il fantino che avrebbe corso per Masi. Quell’anno Masi vinse. Nel 2017 fui invitata dal Presidente del mio comitato alla cena dei fantini; io ed una mia amica andammo ma al momento del caffè chiesi di poterlo fare io, andai in cucina, feci una moka e lo diedi al fantino che avrebbe corso per Masi, causando qualche gelosia per il “trattamento speciale”. Ma io risposi che quel caffè avrebbe portato fortuna. E così fu. Masi vinse!! Faccio un caffè che porta fortuna.
  2. A me piacerebbe che si tornasse all’atmosfera di una quindicina di anni fa quando il Palio era tanto tanto sentito. La passione cominciava a crescere già qualche settimana prima quando si cominciavano a preparare drappi, costumi, bandiere e gagliardetti e la rivalità era altissima: guai se uno aveva il moroso di qualche altro Comune, il giorno del Palio non ci si parlava proprio, o guai a sfilare con il Comune del moroso o della morosa anziché con il proprio! Il Palio era molto sentito. Credo che ci si debba sforzare, in ogni Comune, di coinvolgere i giovani e i ragazzi perché da loro possono venire nuove idee e più entusiasmo. E poi mi piacerebbe che si tornasse a qualche anno fa quando tutto era concentrato alla domenica e dopo il Palio si facevano altre attività, altri giochi, come ad esempio il tiro alla fune, che erano tutti molto coinvolgenti e lasciavano a tutti la voglia di riprovarci al Palio successivo.

 

Veronica Trentin, Comune di Montagnana:

  1. Io sono nella Associazione Città Murata e partecipo al Palio come figurante nel gruppo dei musici e sbandieratori. Ho vissuto il palio da due punti di vista, come spettatrice quando a sei anni imponevo ai miei genitori di portarmi, anche con molto anticipo, a vedere la sfilata. Ed era un vero sogno, una grande emozione perché la storia prendeva vita, era davanti a noi ed io guardavo quei colori e quei tessuti e desideravo essere parte un giorno di quella sfilata. Poi ho deciso che avrei fatto di quella che da fuori può sembrare una banda ma che è un’associazione molto unita di ragazzi e di adulti che si allenano costantemente, stanno bene insieme e si divertono. L’altra prospettiva è quella di adesso quando sfilo come figurante e guardo la contentezza negli occhi degli spettatori e vado in cerca di qualche bambina che come me, un tempo, ha negli occhi il sogno di essere un giorno in quella sfilata da protagonista.
  2. Io del Palio non cambierei proprio nulla. E’ bellissimo così. Noi abbiamo la fortuna di vivere in una città che permette a quelli come noi ed a quelli che vengono, in occasione del Palio, di rivivere in un’atmosfera fuori dal tempo. Un sogno ad occhi aperti, che noi giovani abbiamo la responsabilità di tenere sempre vivo.

 

Ilaria Marini, Comune di Montagnana:

  1. Da dieci anni sono all’interno del gruppo musici e sbandieratori “Città murata” e da quando ci sono stata per la prima volta provo sempre le stesse emozioni. Quella che più mi colpì quando ero bambina era il vedere tutti quei turisti che guardano noi nella sfilata e ne sono ammirati, anche perchè noi abbiamo la fortuna di vivere in una cittadina bellissima che si presta ad essere la giusta cornice per un evento come questo del Palio dei Dieci Comuni.
  2. Mi piacerebbe che si concentrassero più attività la domenica, come era fino a qualche tempo fa, finendo con l’incendio della Torre. Se si facesse questo cambio di programma, credo che sarebbe anche giusto fare qualche ritocco sul prezzo per venire incontro alle famiglie con bambini che potrebbero vedere più cose del Palio con un unico biglietto.

 

Cristiano Tofano, Comune di Montagnana:

  1. Io e un gruppo molto affiatato di amici siamo stati avvicinati, nel 1985, da Sandro Gelain, che voleva ricostituire il gruppo di musici e sbandieratori di Montagnana, il quale  ci ha chiesto se volevamo partecipare al Palio. Era agosto, ci ha insegnato l’abicì per suonare il tamburo e abbiamo sfilato nel corteo. Eravamo in sei, ma quel piccolo gruppo si è andato infoltendo e poi nel 1990 c’è stato un nuovo slancio e il gruppo dei musici e sbandieratori di Montagnana “Città Murata” è diventato quello che è adesso: un gruppo di campioni pluripremiati. Da allora ho partecipato a diverse edizioni del Palio ma l’emozione più grande l’ho provata quando – sarà stato il 1990 – come gruppo di musici abbiamo partecipato allo spettacolo “Stilla Nigra” messo in scena a teatro. Noi dovevamo entrare in scena alla fine quando Ezzelino era morente e ricordo che l’impatto con la platea dove tutti stanno lì e ti guardano e ti giudicano è un’emozione molto più forte di quella che puoi provare nella sfilata del corteo.
  2. Proverei a modernizzare il Palio, ad immettere qualche attività collaterale, anche durante la sfilata che sia sorprendente per chi lo vede sempre uguale da tempo.

 

Roberto Arzenton, Comune di Casale di Scodosia:

  1. Sono quasi trent’anni che partecipo al Palio, come tamburino. Ormai fa parte del mio DNA, sarebbe un buco enorme se non partecipassi a una edizione. Lo facciamo per promuovere i nostri paesi ma anche per dare ai nostri ragazzi un motivo per stare insieme e per fare “cose buone”. I miei ricordi sono tantissimi, ma la cosa che per me è sempre emozionante è vedere sfilare nel nostro corteo, ogni anno e da almeno da dieci anni a questa parte, ragazzi di altre città, come Pordenone o Venezia. Sono il frutto del lavoro di aggregazione di un nostro amico, che faceva lo sbandieratore e poi ha preso i voti, è diventato frate e da allora, in ogni sede pastorale dove va, organizza i ragazzi a fare gli sbandieratori, parla loro del Palio e li entusiasma tanto da desiderare la partecipazione alla sfilata con noi. L’altro anno siamo arrivati ad essere, nello spezzone di corteo di Casale di Scodosia, duecento figuranti. Il nostro amico si chiama Andrea Marchioro, detto, da sempre Zico.
  2. C’è un problema di soldi che va affrontato. Ogni anno bisogna fare i salti mortali per comprare un tamburo o una bandiera e penso che bisognerebbe destinare un po’ di soldi per comprare qualcosa per i ragazzi che sfilano – acqua, un panino – durante il Palio. Forse si potrebbe risparmiare qualcosa sulle strutture che vengono costruite nel Vallo per la corsa o comunque pensare a destinare qualche fondo per le cose che ho detto.

 

Marika Trentin, Comune di Santa Margherita d’Adige:

  1. Per noi il giorno del Palio è un giorno di festa collettiva. Prima di venire a Montagnana pranziamo tutti insieme, ci divertiamo e in gruppo veniamo a sfilare. Sono undici anni che partecipo, sono nel gruppo dei musici e sbandieratori del mio Comune, suono la chiarina. La cosa più bella è che i bambini e i ragazzi che partecipano al Palio coinvolgono nel corteo anche i propri genitori e parenti, che indossano i costumi e vivono una giornata diversa. Il mio ricordo riguarda proprio questo: la prima volta che ho sfilato, avrò avuto tredici anni, ho convinto anche i miei genitori ad indossare il costume e a sfilare in corteo: erano vestiti da popolani medioevali, si sono divertiti un sacco ed è stata per tutti noi una gioia.
  2. Vorrei che si tornasse a fare l’incendio della Torre alla domenica, come conclusione del Palio, perché, per noi figuranti, è una cosa molto bella: ceniamo nel vallo alla luce delle candele, aspettando l’incendio e poi, alla fine di tutto, il Comune che ha vinto il Palio va a sfilare per Montagnana con il drappo della vittoria.

 

Chiara Montresor, Comune di Montagnana:

  1. Per me il Palio più bello è stato quello scorso anno, il 2018 perchè abbiamo vinto la combinata, che è la classifica dei piazzamenti nelle diverse attività: la tenzone degli sbandieratori, quella degli arcieri, la corsa dei portagonfaloni, la corsa dei cavalli e la sfilata storica, la cui valutazione tiene conto dell’aderenza dei costumi alla realtà storica medioevale, al modo di sfilare, al contegno e ai particolari degli abiti. L’anno scorso abbiamo vinto e al momento di ritirare il premio, Nicola, mio marito, è andato con nostro figlio che è scoppiato a piangere dall’emozione e tutti noi con lui.
  2. Per me sarebbe bello coinvolgere di più gli spettatori nell’atmosfera medioevale organizzando giochi e attività di quel periodo storico in modo da rendere indimenticabile la loro esperienza come un tuffo nel passato.

 

Andrea Franchini, Comune di Urbana:

  1. Partecipo al Palio da quando avevo dieci anni; dai quattordici faccio parte del gruppo di musici e sbandieratori del mio comune. Due sono i momenti che ogni anno mi fanno scoppiare l’emozione nel cuore. Il primo è quando ci raduniamo tutti nella tenda nel vallo e ci guardiamo l’un l’altro se gli abiti sono messi bene e se tutto è a posto; ci facciamo gli auguri e ci diamo coraggio prima di affrontare le varie sfide e la sfilata. L’altro è quando al termine della sfilata corriamo tutti a toglierci i velluti e a prendere posto nel vallo per fare il tifo per il nostro cavallo nella corsa del Palio. Incoraggiamo il fantino con tutto il fiato che abbiamo in gola come se fosse un amico carissimo che conosciamo da tempo, invece spesso non sappiamo nemmeno il suo nome. Ma sono due momenti in cui tutti siamo percorsi dal vero spirito del Palio. E sono indimenticabili.
  2. Mi piace molto l’idea di concentrare tutte le attività del Palio in tre giorni. Proprio per questo sarebbe bellissimo se anche le strade di Montagnana fossero apparecchiate come se fossero davvero medioevali, come se Montagnana fosse tutta un’immensa ed unica scenografia. I turisti ne rimarrebbero incantati.

 

Ilario Gobbo, Comune di Castelbaldo:

  1. Ho venticinque anni e partecipo al Palio da quando ne avevo sette. E’ stata per me un’esperienza sempre importante e coinvolgente. Importante perché mi ha fatto conoscere approfonditamente la storia del paese dove abito e quella di tutta la Sculdascia, dei dieci Comuni che compongono il Palio. Coinvolgente per tutte le relazioni, di amicizia o di inimicizia che si vivono nei giorni del Palio. La cosa che più mi emoziona ogni volta è il Giuramento dei Capitani: vederli alzare calici, pronunciare le parole di rito in ossequio ad un codice di onore perchè ai Capitani toccava nella realtà storica guidare gli armati e le truppe. Nelle diverse edizioni alle quali ho partecipato, salvo il disagio che mi provocano i dissensi delle organizzazioni animaliste, mi sono rimasti impressi tutti i giochi oltre alla Tenzone degli arcieri e la corsa dei cavalli vera e propria. Posso dire che la passione per il Palio me l’hanno trasmessa i miei genitori che sfilano entrambi nel corteo storico: mia madre è arciere donna.
  2. Ho sentito che quest’anno si tornerà a concentrare corteo, corsa dei cavalli ed incendio della Torre alla domenica e sono molto d’accordo con questa scelta. Come innovazione mi piacerebbe che ci fossero dei momenti di coinvolgimento anche degli spettatori in modo che essi possano vivere pienamente lo spirito storico del nostro Palio.

 

 

Andrea Rossato, Comune di Montagnana:

  1. Vivo il Palio da sempre. Ho sempre sfilato, con Casale di Scodosia come sbandieratore e poi con Montagnana, Masi ed altri Comuni, seguendo le amicizie di quell’anno o le attività, più o meno divertenti, che venivano organizzate nel vallo, di volta in volta, da singoli Comuni. Nell’edizione del 2017, che è quella della quale ho il ricordo più bello, ho partecipato insieme ai miei altri compagni-inventori con il nostro gioco medioevale: Assedio. Siamo stati invitati dall’Associazione del Palio dei Dieci Comuni che ci ha dato uno spazio in piazza con un gazebo e lì abbiamo insegnato il gioco a spettatori e turisti che hanno giocato in piazza e si sono molto divertiti. Si tratta di un gioco “da tavolo” tipo quei giochi di ruolo che erano in voga molti anni fa, come Risiko. Riproduce fedelmente gli scontri peri il possesso di castelli e territori, a partire dalla “plancia di gioco” che è quella della Bassa ed i protagonisti che sono le cinque Casate che si sono effettivamente fronteggiate dal tredicesimo al quindicesimo secolo. Lo abbiamo inventato, messo a punto e costruito in quattro: Michele Arzenton, Luca Smanio, Guido Soatto ed io, appassionati di giochi e della storia medioevale che viviamo nel Palio.
  2. Mi piacerebbe che l’incendio della Torre tornasse ad essere celebrato alla domenica sera con la sfilata finale nelle vie di Montagnana.