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Solo una veste

Amor s’io posso uscir dei tuoi artigli
appena creder posso che alcun altro uncin mai più mi pigli.

G. Boccaccio

A tutte le donne sottomesse, ma forti.

Sopporti impassibile ogni umiliazione.

Eri bellissima, ma povera: pascolavi le pecore e riordinavi la casa, senza lamento.
Poi il marchese ti ha voluta, rendendoti ricca, ma ti ha mostrata nuda: ha preteso che ti spogliassi al cospetto di tutti per indossare il vestito da sposa e solo una veste leggera e trasparente ti ha concesso per tornare da tuo padre, dopo averti cacciata, ripudiata.

Trattieni il dolore lacerante e le lacrime, perché lo ami ma pensi di non essere alla sua altezza.
Lui ti mette alla prova, per vedere se ubbidisci senza cedimenti, come una serva.
E tu lo fai, con volto fermo, ma il cuore straripante di angoscia.
Ti ha tolto i figli, e tu li credi morti, uccisi.
Vuole un’altra donna ora, il signore, e pretende che tu pulisca le stanze e prepari la gran festa in suo onore.
Infatti la accogli e preghi per lei, affinché non debba subire gli stessi oltraggi.

Anche lui vorrebbe piangere, ma non riesce a non essere crudele.
Si chiede persino perché tu accetti tutto, e infine, però, è lusingato dalla tua virtù di femmina sottomessa, e non smette di torturarti.

Ma Griselda, perché?

Ispirato alla novella Griselda di G. Boccaccio (Decameron, X-10).

Pubblicato inDonne

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