LUCIO DALLA INSPIRED
OPERA IN CONCORSO
Quando Tazio morì Lucio aveva si e no dieci anni.
Dubito fortemente abbia mai potuto vederlo passare durante una delle sue ultime mille miglia, o che ne abbia mai anche soltanto intravisto la sua mitica figura abbigliata con un maglione giallo con il monogramma, i pantaloni azzurri e il gilet di pelle marrone. Sulla sua tomba fu inciso: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo» e tutti all’epoca giurarono e spergiurarono che “Come quello là non ne nasceranno più”.
Certo non si possono fare paragoni con i bolidi e i campioni di adesso. Troppe differenze tecniche, tanta ricerca e studio di assetti e aerodinamiche all’epoca assolutamente impensabili.
I test nelle gallerie del vento, cambi di pneumatici di ogni sorta per una sempre migliore aderenza, meccanici e ingegneri pluri affermati ai box e contesi a suon di milioni, mentre prima manco una riparazione in corsa si faceva per non perdere la testa della classifica. Si viveva pericolosamente alla faccia della safety car.
Cinquanta chili di ossa dovevano bastare a sopportare e a sopperire ad ogni mancanza, ad ogni caduta. Per poi rinascere, come rinasce il ramarro, e battere tutti.
E la canzone e la storia che racconta scorrono frenetiche, con continui cambi di passo e d’atmosfera. Un sentore di polvere in bocca e stridio di freni ad ogni strofa. Un omaggio appassionato, un’ode carica di sentimento. Pioggia e sole che si alternano; acqua grandine vento e saette.
immagine di copertina: Tazio Nuvolari, dal web (Sala Stampa Racing)
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