I temporali sono frenetici (durano poco) e aggressivi (distruggono tutto).
Ci concedono una pausa dal caldo afoso, ma ce la fanno pagare, insomma.
E allora, noi uomini come dovremmo reagire?
Temere il peggio ogni volta che si alza un venticello. Quindi ritirare tutto dal giardino, dal balcone, mettere l’auto al riparo, chiudere ermeticamente ogni pertugio.
Attendere comunque con ansia la pioggia, sperando che sia abbondante e benefica.
Sentirci in colpa, per la poca sensibilità nei confronti dell’ambiente.
Boccheggiare ancora, dopo l’ora d’aria concessa dal cielo, nonostante i fulmini spaventosi e i diluvi che devastano le nostre cantine.
E tutto questo lo facciamo.
Ma c’è chi non si arrende a tante calamità.
Si chiama Telmo, ha settantaquattro anni e vive, felice, in una casetta in campagna circondata da un po’ di terreno che ha adibito alla coltura degli ortaggi e della frutta, per uso personale, riservando ampio spazio agli animali da cortile e a quelli domestici.
Conduce una vita in armonia con la natura, perciò non si spiega perché lei sia così dura con lui, così vendicativa.
Ritiene che non tutti debbano essere colpevoli e puniti allo stesso modo: c’è una responsabilità individuale, una scelta di vita che fa la differenza!
Allora, quando le nubi nere incombono, si mette ad urlare come un pazzo, con il volto rivolto alla volta celeste, e risponde ad ogni rombo e boato.
Se il cielo tuona una volta, lui rimbomba con due gridi barbari, e se ancora il firmamento si permette, lui diventa impetuoso e travolgente, battendo le mani al petto.
Comincia a correre, senza paura, sotto la pioggia, attorno all’aia.
Telmo mi diverte tanto, e mi rattrista, con la sua voglia di sfidare l’impossibile.
Immagine dal Web.
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